di Antonio Del Gatto
Il 19 dicembre scorso, la Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti ha presentato le Relazioni sulla gestione finanziaria del Centro “Enrico Fermi” e dell’Istituto italiano di studi germanici.
Come più volte scritto dal Foglietto, si tratta di due enti pubblici di ricerca, che da anni si contendono il singolare primato del minor numero di lavoratori alle rispettive dipendenze.
Alla fine del 2009, Il Foglietto (n. 31) scrisse che il Centro Fermi, da sempre presieduto da Antonino Zichichi, che a settembre scorso, però, ha dovuto passare la mano a Luisa Cifarelli, con 9 dipendenti, era stato surclassato nella poco invidiabile classifica dall’Istituto di studi germanici, che poteva contare su soli 7 dipendenti.
Con una lettera inviata al Foglietto (n. 34), il direttore generale del Centro Fermi ci tenne a precisare che, in realtà, l’ente da lui diretto di dipendenti ne aveva soltanto 3.
Dalle Relazioni pubblicate nei giorni scorsi dalla Corte dei conti emerge che ora entrambi si avvalgono delle prestazioni di cinque dipendenti.
Un salomonico ex aequo, dunque, che purtroppo continua a lasciare insensibili quanti dovrebbero avere a cuore le sorti della ricerca italiana.
Che senso ha un ente con un numero di dipendenti che non supera le dita di una mano, ma che ha un presidente, due consiglieri di amministrazione, tre revisori dei conti effettivi, tre supplenti e un direttore generale?