di Biancamaria Gentili
L’articolo apparso sul Corriere della Sera del 18 gennaio scorso, dal titolo “Il Cnr degli sprechi, 7 euro su 10 spesi in burocrazia”, deve aver lasciato il segno a piazzale Aldo Moro.
Ne è conferma la reazione a caldo del direttore generale Fabrizio Tuzi, che ha inviato una lettera al quotidiano di via Solferino per cercare di confutare il contenuto del servizio giornalistico.
La replica di Tuzi, cui è seguita un circostanziata controreplica dell’autore dell’articolo, è apparsa un autogol. Il direttore generale del Cnr ha affermato, tra l’altro, che “La relazione della Corte precisa che tutti i tetti di riduzione della spesa richiesti dalle varie manovre sono stati rispettati”.
Una affermazione clamorosamente smentita dalla stessa Relazione della Corte dei conti. I magistrati contabili, infatti, scrivono testualmente a pagina 37 che “Per quanto concerne le decurtazioni prescritte dall’articolo 1, commi 58, 59 e 63 della legge n. 266/2005, l’importo accantonato (dal Cnr, ndr), alla chiusura dell’esercizio 2009, da far affluire al Fondo nazionale per le politiche sociali è risultato pari a 76.644,99 euro.”
In pratica, il Cnr ha sforato i tetti di spesa per indennità, compensi, gettoni di presenza e retribuzioni corrisposte ai componenti ad organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione e organi collegiali.
Di conseguenza, ha dovuto pagare una sanzione di quasi 77 mila euro.
Anche la tenuta della contabilità ha attirato le critiche della Corte che, sulla effettiva consistenza dei debiti, avanza serie perplessità visto che il valore patrimoniale dei debiti nel 2009 ammontava a 231,8 milioni mentre i residui passivi (le spese non ancora pagate) sono quantificati in 442,4 milioni, una differenza che elegantemente la Corte dice che "potrebbe essere stata determinata da una sottostima dei debiti nella valutazione patrimoniale".
Crea allarme, infine, tra gli stessi giudici contabili, oltre che all’interno del collegio sindacale e del cda dell’ente la mole di contenzioso relativo al personale iscritto all'Inps, che aveva diritto all'investimento del proprio Tfr in buoni postali fruttiferi.
Il fondo costituito dal Cnr per fare fronte a tali spese non ha abbastanza soldi e il direttore generale dell'ente ha detto che è stata costituita "una commissione di indagine amministrativa con il compito di accertare eventuali carenze gestionali, ritardi procedurali, nonché l'ipotesi di responsabilità nell'ambito del contenzioso di lavoro relativo al Tfr".