di Ivan Duca
Al via le procedure di selezione di direttore dei sette dipartimenti previsti dallo statuto del Cnr entrato in vigore il primo maggio del 2011, un anno fa, dopo l'approvazione del cda nella composizione allargata a cinque esperti voluti dal ministro Gelmini.
I nuovi dipartimenti (Ingegneria, ICT e tecnologie per l'energia e i trasporti, Scienze bio-agroalimentari, Scienze biomediche, Scienze chimiche e tecnologie dei materiali, Scienze del sistema terra e tecnologie dell'ambiente, Scienze fisiche e tecnologie della materia, Scienze umane e sociali, patrimonio culturale) sostituiranno i preesistenti undici.
Ma oggi, ad oltre sei anni dall'istituzione di queste unità organizzative, l'attenzione è nuovamente sul ruolo che i dipartimenti realmente avranno, su quale impulso riusciranno a imprimere alle attività degli Istituti.
Secondo lo statuto, i dipartimenti sono le strutture organizzative delle macroaree di ricerca del Cnr, con compiti di programmazione, coordinamento e vigilanza. Gli stessi dovrebbero svolgere un ruolo centrale di riferimento e di valorizzazione delle rispettive comunità scientifiche.
Ai dipartimenti afferiranno istituti raggruppati secondo competenze e priorità strategiche.
La precedente esperienza ha fatto registrare numerose criticità dei dipartimenti, che hanno funzionato a corrente alternata, risultando spesso corpi estranei all'organizzazione dell'ente. La rete degli Istituti ha inteso la loro attività come un intralcio burocratico e non come un propulsore della ricerca. Non si può non rilevare l'anomalia dei consigli scientifici di dipartimento che, in alcuni casi, hanno abdicato al loro ruolo.
In proposito si registrano episodi a dir poco singolari, quali quello del dipartimento di medicina diretto da Gianluigi Condorelli, dove le (poche) consultazioni del consiglio scientifico su questioni importanti, quali la riorganizzazione o, meglio, lo smantellamento dell'Isn di Cosenza e dell'Ibim di Palermo sono avvenute nel maggio del 2011, a mandato scaduto, addirittura via mail.
Della valutazione dell'attività dei dipartimenti, prevista dal regolamento con cadenza almeno annuale (art. 19 comma b), vi è traccia solo nella delibera del cda n.130/2007, con esplicita "raccomandazione di incrementare e valorizzare il tasso di dialogo con Consigli scientifici di dipartimento e direttori di Istituto". Non certamente via mail.
Se il buongiorno si vede dal mattino, non si riesce a comprendere come una riduzione dei dipartimenti da undici a sette possa rendere utili organismi che si sarebbe fatto meglio ad abrogare.
Con un risparmio certo di qualche milione di euro.