di Flavia Scotti
A distanza di 2.765 anni ab Urbe còndita e nonostante la lunga tradizione censuaria che risale al VI secolo a.C. risulta ancora difficile stabilire a quanto ammonti la popolazione di Roma.
Tralasciando i fasti imperiali e i periodi bui che ne seguirono, arriviamo ai nostri giorni. Col Censimento del 2001, l'Istat rilevò nella Città Eterna 2.546.804 abitanti. 'Troppo pochi!' - tuonò Usi Ricerca con un epico dossier del 2005 - 'considerando che nel 1991 i romani erano 186mila in più e che da allora sono scomparse 28mila case'.
Dopo reazioni incontrollate e false smentite, Istat e Comune di Roma sollecitati dalla Regione Lazio, che reclamava maggiori trasferimenti dallo Stato per la sanità, si misero tardivamente al lavoro e fecero riemergere dal nulla - tra il dare e l'avere - 144mila capitolini a far data da settembre 2006.
La popolazione romana si assestò quindi a 2 milioni e 700mila abitanti.
Alla fine del 2010 il bilancio demografico della Capitale mostrava una popolazione di 2.761.477 individui e di 1.126 mila famiglie (2,42 individui per famiglia).
Per il censimento del 9 ottobre 2011, l'Istat ha inviato alle famiglie romane 1.358 mila questionari (230mila in più rispetto ai nuclei familiari residenti), ricevendo alla conclusione dei lavori l'83,3% di risposte.
Venerdì scorso, con la diffusione dei risultati provvisori, il sorprendente responso: gli abitanti dell’Urbe sarebbero 2.612.068, vale a dire 150mila in meno dell'ultima risultanza demografica e 80mila in meno rispetto al dato censuario rettificato del 2001. Se poi si dividono i censiti per il numero medio di componenti si ottiene un tasso di risposta inferiore all'80% e discordante da quello fornito dall'Istat.
Si profila all'orizzonte un nuovo pasticcio? Resta solo da augurarsi che questa volta tutti i controlli siano effettuati prima della conclusione ufficiale dei lavori, che si ha con la proclamazione della popolazione legale.