di Flavia Scotti
Alla fine Nicolais non se l'è sentita di scegliere il nuovo direttore generale del Cnr dalla "cinquina" che la Commissione di esperti nominata il 29 febbraio scorso aveva individuato nel corso della seconda e ultima riunione, tenutasi il 13 aprile.
La decisione di Nicolais sembra essere stata determinata dal fatto che, ad avviso degli esperti, i cinque prescelti presentavano solo parzialmente profili ritenuti in linea di massima adeguati al ruolo da ricoprire. Mentre, evidentemente, i restanti trentaquattro candidati non avevano neppure quelli.
In realtà, le candidature erano trentanove, ma due giorni prima della riunione del 13 aprile, Fabrizio Tuzi, direttore generale in carica, anche se in regime di prorogatio, si è ritirato dalla competizione, per cui non si saprà mai quale sarebbe stato il giudizio della Commissione sul suo curriculum.
Dopo una lunga riflessione, Nicolais - che al suo arrivo a piazzale Aldo Moro si è trovato con una call indetta dal suo predecessore Profumo e con una Commissione costituita dalla vice presidente Cristina Messa - ha fatto recapitare per mail a tutti i partecipanti una lettera, priva del nome del destinatario, senza protocollo né firma del mittente, con la quale ha annunciato la decisione di rinnovare la procedura.
Ora, i tempi per la soluzione del primo e più importante problema del nuovo presidente del Cnr si allungano e si complicano, anche perché l'esercito dei "trentotto" sembra essere definitivamente fuori gioco.
Eppure, tra di loro si contano ben quattro direttori generali in carica in altrettanti enti di ricerca, nonché alcuni grand commis di lungo corso, con corposi curriculum.
Molti degli aspiranti, soprattutto quelli interni all'ente, sono rimasti allibiti e increduli quando hanno ricevuto la missiva, al punto da ipotizzare che si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto.