di Biancamaria Gentili
La scure di Enrico Bondi sta per abbattersi su alcuni enti di ricerca, che rischiano di perdere la propria autonomia giuridica e gestionale. Interessati all'ennesimo processo di "riordino e razionalizzazione" sarebbero, innanzitutto, l'Istituto italiano di studi germanici e il Centro Fermi, che da anni si contendono la palma del più piccolo ente del comparto ricerca, con un organico inferiore alle dieci unità.
Entrambi, secondo le intenzioni del Governo, verrebbero assorbiti dal Consiglio nazionale delle ricerche, che di recente ha incorporato l'Insean.
In procinto di trasferirsi armi e bagagli nel Cnr sarebbe anche l'Istituto nazionale di ricerca metrologica (Inrim), con sede a Torino, mentre l'Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), ubicato a Sgonico (Trieste), andrebbe a fondersi con l'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia).
Un'operazione che si appalesa tutt'altro che razionale e che in nessun caso genererebbe risparmi, se non altro per la dislocazione territoriale degli stessi.
Grandi manovre vengono segnalate anche negli enti di ricerca vigilati dal ministero delle Politiche Agricole e Forestali. A fare da capofila è il Cra - Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, che dopo quasi un decennio, tra numerose gestioni commissariali e turbolenze interne, sta per portare a termine il processo di riordino iniziato nel 2004, con l'approvazione dello statuto.
Tutto ora potrebbe essere rimesso in discussione se, come sembra, al portone dell'ente di via Nazionale dovessero bussare, per chiedere asilo, altri due enti di sperimentazione del settore agro-alimentare: l'Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran) e l'Istituto nazionale di economia agraria (Inea).
Eppure, le fallimentari esperienze di accorpamenti tra enti di ricerca, come quello clamoroso che nel 2008, a seguito della fusione tra Apat, Icram e Infs, portò alla nascita dell'Ispra, non sembrano siano state valutate con attenzione.
Se si vogliono veramente conseguire risparmi, anziché varare provvedimenti di facciata negativi per il buon andamento della pubblica amministrazione, occorre un vero controllo preventivo, non solo di legittimità, ma soprattutto di merito sulla spesa, grazie al quale verrebbero alla luce quelle macroscopiche discrasie che caratterizzano la vita degli enti. Non solo di ricerca.