di Antonio Del Gatto
Dalla riforma del 1989, si può dire che l’Istituto nazionale di statistica (Istat) non abbia mai trovato pace “organizzativa”, dato che da allora ogni presidente ha tentato di rimodularne il profilo strutturale.
Tutti sembravano convinti che la riorganizzazione dell'Istat, fortemente voluta dal presidente Enrico Giovannini, e concretizzatasi con il Dpr 166/2010, si fosse conclusa con la nomina di 20 tra capi dipartimento e direttori.
Un'operazione caratterizzata da un aumento complessivo delle poltrone e da una riconferma o promozione per quasi tutti coloro che già ricoprivano lo stesso incarico nell'era Biggeri. Con la procedura di sostituzione del dimissionario direttore della Contabilità Nazionale, prossimo alla quiescenza, l'Istat sembra aver riaperto la stagione delle danze.
Rompendo una lunga tradizione di ricambio interno di tale direzione, l'incarico di garante del Pil e del deficit pubblico è stato affidato a Gian Paolo Oneto, con ciò sguarnendo la direzione delle statistiche economiche congiunturali, la cui poltrona, si sussurra, potrebbe essere assegnata per accompagnare alla pensione qualche altro dirigente. Come del resto è già accaduto per la direzione generale.
Per tacere di altri due alti dirigenti, che hanno chiesto e ottenuto l'esonero dal servizio, senza la doverosa soppressione dei loro uffici.