di Alex Malaspina
Sul Corriere della Sera del 16 maggio scorso, Gian Antonio Stella ha criticato il Cnr per aver previsto, a suo dire, indennità per i futuri direttori di dipartimento superiori al dovuto.
La censura era infondata, tant’è che - risulta al Foglietto - un attento lettore di buon mattino aveva scritto a Stella per farglielo presente.
In sostanza, al giornalista era sfuggito che l’indennità spettante al presidente del Cnr, presa a riferimento per la determinazione dei compensi ai direttori di dipartimento, era stata decurtata del 10%, siccome stabilito dall’art. 6, co. 3, della L. 122/2010.
Il Cnr, pertanto, ben avrebbe potuto rispondere per le rime al giornale di via Solferino, per ribadire la correttezza del proprio operato.
Macché. Dopo due settimane, il direttore generale Tuzi, confortato dal presidente Nicolais, anziché scrivere a Stella per chiedere una doverosa smentita, ha inopinatamente eletto a propri interlocutori i sindacati ai quali ha comunicato che “le affermazioni dell’articolo di stampa apparso sul Corriere della Sera del 12 maggio u.s. (peccato che, come già detto, era il 16 maggio, ndr) non risultano rispondenti al vero”.
Non è dato sapere quale uso i sindacati devono fare della inusuale “smentita” del Cnr. A piazzale Aldo Moro sperano che qualcuno la recapiti a Stella? Se così fosse, forse saremmo alle prime avvisaglie di spending review.