di Biancamaria Gentili
"Un palazzo del quale si conoscessero tutte le stanze non era degno di essere abitato". Così, a detta di Tancredi, la pensava Don Fabrizio, alias Il Gattopardo, che infatti in molte di quelle stanze mai aveva messo piede.
Chissà se il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, si sia ispirato proprio a Tomasi di Lampedusa quando ha chiesto e ottenuto che, non solo nella sede centrale di via Balbo, ma anche in quelle periferiche della capitale, di via Tuscolana e viale dell'Oceano Pacifico, gli fosse riservato uno studio presidenziale.
Come escludere che, prima o poi, un’altra stanza presidenziale venga allestita anche nella prestigiosa sede di viale Liegi, quartiere Parioli?
Peccato, però, che, analogamente a Don Fabrizio, anche il presidente dell'Istat nelle agognate stanze periferiche in tanti mesi non ha mai, o quasi, messo piede.
Eppure, sia la superficie che l'ambientazione sono tutt'altro che inospitali, non avendo gli arredatori badato a spese. Il mobilio risulta di ottima qualità, e tuttora intonso, ma ciò che ha colpito maggiormente i pochissimi fortunati, che per un solo attimo hanno potuto gettarvi un'occhiata, è l'imponente presenza nella stanza di via Tuscolana di un televisore Samsung da 65 pollici touch screen, il cui prezzo di mercato si aggira intorno ai 10 mila euro. Per non parlare del costo di locazione delle due stanze occupate (si fa per dire) dal presidente, che ammonterebbe a circa 18/20 mila euro l'anno.
Finora Giovannini deteneva il record per la maxi indennità che percepisce annualmente: 300 mila euro, ridotti successivamente a 270. Adesso rischia di passare alla storia anche per un altro record: quello della superficie complessiva delle stanze a suo uso esclusivo, che si avvicina, se addirittura non supera, i 150 metri quadrati.
Della stanza presidenziale in via Cesare Balbo, questa sì effettivamente abitata, non passarono a suo tempo inosservati gli importanti lavori di ristrutturazione, appaltati addirittura col sistema della secretazione, anche se prima dell'arrivo di Giovannini all'Istat.
Che dire, se non che sembra di essere di fronte a una sorta di controspending review, che appare tanto meno giustificabile in un momento in cui si chiedono pesanti sacrifici a tutta la collettività.
Sarebbe il caso che il presidente dell'Istat rinunciasse a qualche stanza, arrangiandosi, si fa sempre per dire, in spazi adeguati.
A trarne beneficio sarebbero le esangui finanze dell’ente di statistica che, come riportato dal Foglietto della scorsa settimana, dal 2008 sono in profondo rosso.
LA REPLICA DELL'ISTAT E LA CONTROREPLICA DEL FOGLIETTO
L'articolo "Istat, un presidente con tre stanze presidenziali", pubblicato sul Foglietto del 3 luglio 2012 riporta alcune inesattezze. In primo luogo, le stanze a cui si fa riferimento nelle sedi di via Tuscolana e di viale dell'Oceano Pacifico non sono ad uso "esclusivo" del Presidente, ma a disposizione di tutti i direttori che, avendo i propri uffici altrove, abbiano bisogno di lavorare nelle due sedi sopra indicate.
Secondariamente, il "televisore Samsung da 65 pollici touch screen” citato nell'articolo non è un televisore ma una "Lavagna interattiva multimediale (LIM)". Essa è una dotazione standard in tutte le sedi dell'Istat, che viene utilizzata in occasione di videoconferenze, corsi di formazione, di seminari, ecc., così da ridurre i tempi e i costi di spostamento dei dipendenti. Proprio la presenza della LIM ed il prossimo inserimento nel sistema di prenotazione on line testimoniano l'intenzione di utilizzare le stanze non a uso esclusivo del Presidente, ma come sale riunioni per gli uffici presenti a viale dell'Oceano Pacifico e a via Tuscolana.
Paolo Weber - direttore centrale Istat per l’attività amministrativa e gestione patrimonio
Prendiamo atto che il Samsung da 65 pollici touch screen è una LIm. Poi, se dopo il nostro articolo, l’Istat è intenzionato a consentire a tutti l’utilizzo delle due stanze, vuol dire che prima erano a uso esclusivo del presidente. In caso contrario, sarebbero dovute figurare tra le aule prenotabili on line, anche da parte dei direttori. O no? (B.G.)