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Venerdì, 05 Lug 2024

Comunicato stampa Usi-Ricerca

Non si era ancora visto un presidente di ente pubblico che annunciasse a mezzo stampa una sorta di “serrata”, a causa di una riduzione di stanziamenti statali.

Il presidente in questione è Enrico Giovannini che – per inciso – percepisce la più alta indennità annua tra i suoi omologhi (270 mila euro), e l’ente è l’Istat.

A detta di Giovannini, l’Istat, da gennaio prossimo, “non darà più dati su inflazione, contabilità, condizione di vita delle famiglie, forze di lavoro”, ma continuerà a pagare stipendi e affitti. Un preludio alla chiusura dell'Istituto.

In realtà, per il triennio 2012-2014, i tagli operati dal governo con la spending review, ancorché deprecabili, ammontano a poco più di 7 milioni di euro, che risultano di gran lunga inferiori a quelli effettuati nei confronti di altri enti di ricerca come Infn, Iss e Isfol, tanto per citarne alcuni.

Usi-Ricerca, sindacato maggiormente rappresentativo all’Istat, considera la reazione di Giovannini spropositata e, comunque, inaccettabile.

Per ridare risorse e slancio all’ente, sarebbe necessaria una seria spending review interna, con il drastico ridimensionamento di indagini statistiche affidate all’esterno, che meglio potrebbero essere effettuate con personale dipendente.

Al contempo, sarebbe opportuno risolvere l’annosa problematica immobiliare dell’ente, costretto a sopportare un costo di circa 35 mila euro al giorno per locazione e mantenimento di sedi sparse nella capitale, costo che si eviterebbe se fosse stata realizzata la sede unica, che sarebbe dovuta nascere nel quartiere di Pietralata.

Si tratta di un’area di 15 mila mq, con una edificabilità di 60 mila mq, acquistata dall’Istat nel 2007 dal Comune di Roma per circa 15 milioni euro (comprese spese notarili e costi per sondaggi e carotaggi), pari a circa 250 euro al mq edificabile.

L’opera, ad oggi, non è stata neppure avviata, per incredibili vicissitudini giudiziarie e tentennamenti da parte dell’ente, che hanno comportato anche l’estinzione, per mancato utilizzo, di un mutuo vantaggiosissimo da parte della Cassa Depositi e Prestiti, che sarebbe servito per la realizzazione dell'opera, col pagamento della prima rata di ammortamento soltanto quando l’ente si sarebbe trasferito nella nuova sede.

In pratica, l’Istat con le risorse non più destinate alle sedi in affitto (circa 13 mln annui) avrebbe sostenuto un costo di ammortamento annuo di circa 7 milioni di euro, con un risparmio di 6 milioni.

L’area, che ora versa in una situazione di totale abbandono, sembra aver quadruplicato il suo valore.

Pertanto, da una sua eventuale dismissione potrebbero entrare nelle casse dell’ente circa 50 milioni di euro, di fronte ai quali i tagli del governo sarebbero una briciola.

A tutto ciò, si devono aggiungere i costi della recente riorganizzazione dell’istituto, che avrebbe dovuto ridurre il numero delle direzioni, mentre in realtà lo ha aumentato, con un maggiore esborso di circa 500 mila euro annui.

Ad avviso di Usi-Ricerca, appare opportuno che Giovannini rassegni le dimissioni dall’incarico e che il governo nomini con urgenza un commissario.

RASSEGNA STAMPA 13.7.2012

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