di Roberto Tomei
Dopo una pausa di soli tre mesi, è tornato a riunirsi il 10 ottobre scorso il cda dell’Istat che, con una sintesi, sempre più liofilizzata, ha reso nota la recente approvazione da parte del governo del decreto legge “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, in corso di pubblicazione in Gazzetta.
Innanzitutto la notizia, che finora l’Istat aveva ignorato, che riguarda la soppressione della Commissione per la garanzia dell’informazione statistica (Cogis) e l’istituzione di una nuova la cui organizzazione e le cui funzioni sono in tutto e per tutto identiche alla precedente.
Unica differenza, tutt’altro che rilevante, è l’integrazione della denominazione, dato che la garanzia della informazione statistica diventa ora garanzia della qualità della informazione stessa.
Da notare che la notizia della scomparsa della Cogis, comunicata solo ora in via ufficiale dall’Istat, era stata data tempestivamente ed esclusivamente dal Foglietto sin dall’11 settembre scorso.
Pertanto, morta la Cogis, viva la Cogis!
Ma non è tanto questa la (non) notizia, quanto il fatto che nel pubblicando decreto legge è prevista l’ennesima riorganizzazione dell’ultraottuagenario ente di via Balbo, che ciclicamente viene sottoposto a lifting che finora però non hanno attenuato le profonde rughe, che continuano a vedersi tutte.
L’ultimo restyling statistico, infatti, risale appena al 2010, con il dpr 166, presentato come la panacea di tutti i mali e il viatico per la statistica ufficiale del terzo millennio.
Il nuovo intervento da parte del governo dovrebbe prendere corpo, sotto forma di regolamento ex art. 17 della legge 400/88, entro 90 giorni dalla conversione in legge del decreto.
Attesa l’indeterminatezza e la genericità dei principi e dei criteri direttivi della delega contenuta nel decreto di cui sopra, il timore è che ci si possa trovare di fronte a un nuovo riassetto che, anziché migliorare la organizzazione dell’Istat e del sistema statistico nazionale, finisca per peggiorarla, come già accaduto con il dpr 166/2010.
Ma vi è di più.
In una materia così intricata potremmo sbagliarci, ma ci sembra di ricordare che la dottrina sia concorde nell'affermare che un decreto legge può prevedere soltanto regolamenti di esecuzione e non di delegificazione, come invece accade nel nostro caso.
Di certo, quando un esecutivo, come l'attuale, non sta mai fermo ed emana tanti decreti, è facile che possa incorrere in qualche svista, anche se c'è chi pensa che, a differenza di quel che accadeva prima, ai professori si permetta di tutto e di più.
Sia come sia, l'urgenza di riformare (un anno sì e l'altro pure) la statistica ufficiale è, comunque, sotto gli occhi di tutti e magari c'è anche qualche spread tra la nostra e la statistica tedesca di cui non ci hanno fatto sapere niente solo per carità di patria. Insomma non c'è da perdere tempo.
Avanti tutta.