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Venerdì, 05 Lug 2024

di Sonia Topazio

La situazione all'interno dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) in queste ultime settimane si è fatta incandescente.

Un accordo sindacale, sottoscritto il 18 luglio scorso, che aveva previsto il rinnovo contrattuale fino al 2016 per circa 400 precari, inopinatamente ha subito uno stop dalla Funzione Pubblica, in attesa che venga approvato un accordo quadro sulla materia a valere per tutta la P.A.

A breve, l'attività dell'ente, senza l'apporto della forza lavoro precari, potrebbe risultare paralizzata.

Il Foglietto, che le scorse settimane aveva intervistato il direttore generale Massimo Ghilardi, ha posto alcune domande al presidente Stefano Gresta.

Presidente Gresta, tra i tanti problemi che oggi affliggono l’Ingv fa molto rumore quello relativo al personale precario che, per ammissione di tutti, rappresenta una colonna portante dell’istituto.

Il personale a tempo determinato svolge oggi tante e tali attività all’interno dell’Ente che non posso che concordare sul fatto che ne sia un elemento portante. Non mi riferisco soltanto all’importante contributo in termini di partecipazione alle attività di sorveglianza sismica e vulcanica, ma anche alle attività di ricerca, alla partecipazione o responsabilità di progetti, alla gestione delle reti strumentali, al lavoro d’ufficio.

Ha mai pensato di chiedere udienza al presidente del consiglio, al ministro dell’economia e a quello della Funzione pubblica per spiegare che la dotazione organica dell’Ingv, contrariamente a quella vigente in tutti gli altri enti di ricerca, è assolutamente sottostimata e quindi non in grado, se non facendo un massiccio ricorso al precariato, di svolgere i delicati e complessi compiti che la legge demanda allo stesso Ingv?

Ho in diverse occasioni affrontato il problema con dirigenti dei Ministeri dell’Economia e Finanze e della Funzione Pubblica. Ne ho ricevuto delle ottime indicazioni sulle vie ufficiali (ed ufficiose) da seguire per impostare il problema nella maniera migliore per raggiungere l’obbiettivo.

Ovviamente ne ho parlato numerose volte con diversi parlamentari, o durante le audizioni ufficiali alla Camera e al Senato. Ne abbiamo più volte discusso col Ministro Profumo, che ho trovato molto sensibile sull’argomento, visto che tra i diversi Enti di ricerca vigilati dal Miur, abbiamo una situazione unica. L'Ingv è nato nel 2001 dalla fusione degli enti attivi in Italia nella ricerca geofisica e vulcanologica e dal Sistema Poseidon per la sorveglianza sismica e vulcanica della Sicilia (che operava soltanto con personale a tempo determinato).

Dal 2001 a oggi l'Ingv ha vissuto e operato acquisendo nuove competenze e nuovi obblighi e aprendosi a nuovi settori disciplinari, con particolare riguardo alla ricerca applicata. Il tutto a fronte di una pianta organica che già nel 2001 era di fatto pressoché satura e che nel corso degli anni ha subito diversi significativi tagli.

Non crede, come da anni sostiene l’Usi-Ricerca, che per una soluzione radicale dell’incresciosa situazione vada cercata una soluzione politica, con l’adozione da parte del governo di un decreto che ridetermini una volta per tutte il vero fabbisogno di personale dell’Ingv e autorizzi le assunzioni a tempo indeterminato?

Si, questa è la prima condizione, necessaria ma non sufficiente. Occorrerebbe anche avere certezze sul finanziamento ordinario dell’Ente. I tagli subiti negli ultimi anni sono stati tali (circa 14 milioni) che oggi per poter assumere a tempo determinato tutto il personale che occorre per lo svolgimento delle nostre attività, sarebbe necessario che quanto riceviamo sulla base di una convenzione annuale dalla Protezione Civile (13 milioni per il 2012) ci venisse assegnato direttamente dal Miur, come parte del fondo ordinario.

Ma non scopro nulla di nuovo; sono due obbiettivi che, fin dalla nascita dell’Ingv, il Presidente Boschi aveva ben individuato. Oggi, in questo periodo di ottimizzazione della spesa, sono due nodi che se sciolti darebbero stabilità e grande slancio verso traguardi più ambiziosi.

Se, come allo stato sembra, a causa del “blocco” dell’accordo del 18 luglio scorso, il suo ente non sarà in grado di rinnovare i contratti a termine alla loro naturale scadenza, non crede che l’Ingv rischi la chiusura?

La chiusura no, disservizi sì. A cominciare dalla piena operatività delle tre sale di sorveglianza sismica e vulcanica h24 di Roma, Napoli e Catania, fino alla manutenzione delle reti di monitoraggio. E’ chiaro che per diverse settimane soffrirebbe anche l’attività dei laboratori e della ricerca in generale.

E’ questo il motivo per cui ci stiamo muovendo, con discrezione, per trovare, parallelamente al rapido espletamento di tutte le procedure concorsuali, possibili soluzioni “transitorie” che riducano al minimo i disagi per il personale a tempo determinato e, quindi, per l’Ingv stesso. Mi preme qui sottolineare l’estrema maturità del personale a tempo determinato, che ha ben compreso la delicatezza del momento, e che con senso di responsabilità sta continuando a svolgere il proprio lavoro.

Nel corso dei primi sette mesi di permanenza al vertice dell’Ingv, si sono verificati eventi che hanno messo a dura prova la tenuta dell’ente: le aspre polemiche per la nomina del dg Ghilardi, l’epilogo del processo alla Commissione grandi rischi e, soprattutto, l’inasprimento dell’annosa questione precari. E’ proprio contento di essere diventato presidente dell’Ingv?

Il dottor Ghilardi sta dimostrando sul campo le sue capacità come Direttore Generale, in una situazione che anche a causa della “spending review”, è davvero molto complessa. La sentenza del processo de l’Aquila è stato, come intensità, l’episodio che più mi ha colpito in questi sette mesi. Ero in riunione con il personale a tempo determinato presso la sezione di Catania. Una giornalista mi ha telefonato da l’Aquila dandomi in tempo reale la lettura della sentenza in aula.  E’ stato uno shock. Non potevo credere che la cattiva organizzazione e comunicazione di quella riunione, potesse portare a una tanto dura conseguenza per colleghi che conosco e stimo da anni. Confido nel fatto che il processo d’appello possa avere tutt’altro esito. Il problema della “questione precari” è molto serio, direi cruciale per l’Ingv. Sono però fiducioso nel fatto che in n Paese moderno quale l’Italia vuole essere, esso non possa non trovare una soluzione definitiva in tempi rapidi.

Infine, sono orgoglioso di essere presidente dell’Ingv; in questi sette mesi ho incontrato non solo problemi, ma, da Milano a Palermo, soprattutto ottime persone, prima ancora che bravi colleghi. Ricercatori e tecnici capaci di lavorare bene e con sacrificio di tempo sulle sequenze sismiche dell’Emilia e del Pollino, o sull’attività dell’Etna e dei Campi Flegrei. Ricercatori per cui oggi INGV è leader europeo nell’ambito degli osservatori sottomarini, o che gestiscono laboratori che accolgono ricercatori e studenti da ogni parte del mondo.

Le mie giornate sono piene di nuove conoscenze, nuove idee e nuovi stimoli per il futuro, che derivano dal contatto quotidiano col personale, la maggior parte del quale, indipendentemente dalla qualifica o dal ruolo, è capace ed ama l’Ingv, almeno quanto lo amo io.

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