di Rocco Tritto
Puntuale è giunta la conferma da parte dell’Istat alla notizia del Foglietto del 11 giugno, che aveva anticipato la costituzione da parte dell’ente di via Balbo di una “Rete per il coordinamento amministrativo” nella quale sarebbero stati inseriti otto ex dirigenti tecnologi, medio tempore sostituiti nei loro compiti da altrettanti dirigenti amministrativi doc, assunti per pubblico concorso.
Infatti, lo scorso 26 giugno, la direzione generale dell’Istat ha diffuso il testo del provvedimento in via di adozione che, però, non sembra aver riscosso il consenso dei destinatari.
Insomma, pare che l’ente statistico abbia gettato la rete ma che i pesci non abbiano abboccato. E di ragioni ce ne sarebbero diverse.
A contestare l’inopinata ed evanescente soluzione escogitata dalla direzione generale è stato, e tempestivamente, il sindacato Usi-Ricerca con una nota del 27 giugno.
L’Usi, infatti, nello stigmatizzare l’iniziativa, ne ha evidenziato una serie di criticità.
Innanzitutto, scrive il sindacato, “non sono chiari scopi e finalità della rete”; poi, il costituendo assetto appare connotato da un’intima contraddizione: “da un lato, la rete viene annunciata come uno strumento potente e innovativo di alto profilo, dall’altro, viceversa, i nuovi ruoli appaiono svuotati di contenuti e di potenzialità”.
Insomma, è come se si volessero fare le nozze coi fichi secchi.
Per non parlare della collocazione degli ex dirigenti, ridotti a meri consulenti, addetti a compiti chiaramente residuali rispetto ai fini perseguiti dall’ente, con l’aggravante di un manifesto demansionamento se si tiene conto del passato professionale degli interessati.
A questo punto, non si esclude che un provvedimento di tal fatta, a dir poco stravagante, possa approdare, ad iniziativa dei suoi destinatari, al vaglio dei giudici competenti.