di Flavia Scotti
E’ dagli inizi di giugno che il personale dell’Inaf assiste sbigottito all’accavallarsi di eventi che lasciano perplessi.
Il tutto è iniziato con una finta mail del direttore generale dell’ente, che faceva riferimento ad una presunta denuncia inviata alla Procura della Repubblica di Roma, in ordine a gravi manchevolezze amministrative, che avrebbero coinvolto i vertici dell’Istituto.
A tutt’oggi, l’unica risposta che il personale ha ricevuto è stata uno scarno messaggio in cui il presidente, Giovanni Bignami, e il direttore generale, Umberto Sacerdote, precisavano che per “[…] comunicazioni a tutto il personale (gli stessi) utilizzano mail istituzionali e non indirizzi originati fraudolentemente […]”.
Nessun ulteriore dettaglio o chiarimento si è appreso sulla singolare, e per certi aspetti grottesca vicenda, che per giorni ha agitato la vita dell’ente.
A distanza di una ventina di giorni, questa è tornata ad animarsi, essendosi appreso delle dimissioni di ben due membri del cda: Stefano Cristiani, di nomina ministeriale e Renata Schirru, eletta dal personale
Entrambi hanno motivato la scelta in maniera che ai più è apparsa quantomeno generica, facendo un vago riferimento al proprio ruolo nel cda del’ente, considerandolo esaurito, ovvero alla impossibilità di perseguire adeguatamente gli obiettivi prefissati.
Anche su questa vicenda nessuna comunicazione di sorta è stata data al personale dai vertici dell’ente, salvo che si sarebbe proceduto in tempi rapidi alla sostituzione dei due dimissionari.
Sta di fatto che il silenzio finora serbato sta generando tra l’ignaro personale un clima di sbigottimento e di frustrazione, che lascia spazio alle ipotesi più diverse, ciò che non giova alla serenità dell’ambiente di lavoro.
Stante la situazione, forse sarebbe il caso che il ministro vigilante valutasse l’opportunità di un complessivo rinnovamento degli organi di indirizzo e di gestione dell’Inaf.
Se non altro in fatto di ritrovata serenità tra il personale, i benefici per la ricerca certamente non mancherebbero.