di Antonio Del Gatto
Una cosa sembra certa ed è che dal 1° gennaio 2004 il Cra ha versato all’ Inpdap (ora Inps), ancorché non fossero più dovuti, i cosiddetti “contributi opera di previdenza”, riguardanti il personale delle amministrazioni pubbliche cui spettava il trattamento di fine servizio (Tfs).
Tali contributi, in parte a carico dell’ente e in parte del singolo dipendente, sono stati versati fino al 31 dicembre 2007.
Si tratta di una somma di tutto rispetto, quasi 9 milioni di euro, di cui circa 2,3 spettanti a 1158 dipendenti coinvolti nella vicenda.
Eppure l’Inpdap, nel mese di luglio 2009, aveva garantito, con un apposito Accordo sottoscritto con l’ente, che tutti i maggiori contributi versati dal Cra sarebbero stati saldati in tre rate e con l’ultima sarebbero stati rimborsati anche i “contributi opera di previdenza”.
Dall’esame dei conti consuntivi dell’ente, risulterebbe che anche l’ultima delle tre rate sia stata da tempo saldata, ma dei “contributi opera” sembrano essersi perse le tracce, pur avendo da tempo il ministero dell’economia trasmesso al debitore Inps apposita certificazione recante per ogni singolo dipendente l’importo dei contributi non dovuti, ma versati.
Usi-Ricerca più volte ha sollecitato l’ente a mettere in atto azioni incisive per il recupero del credito, ottenendo sempre risposte interlocutorie.
L’attività del Cra sull’argomento, infatti, da ottobre scorso a oggi, è stata tutt’altro che impegnativa, ed è consistita nell’invio all’Inps di numero 2 (dicasi due) solleciti scritti, il primo risalente al 4 aprile 2013 e il secondo al 25 giugno scorso.
Davvero poco per un ente che per molto meno è solito adire le vie legali, col patrocinio dell’Avvocatura dello Stato, come quando si tratta, ad esempio, di recuperare crediti derivanti magari dalla vendita di un cavallo lipizzano o di una partita di foraggio.