di Rocco Tritto
Antonio Golini, Accademico dei Lincei, ieri si è presentato come presidente pro tempore ai dipendenti dell’Istat, molti dei quali, come egli stesso ha ricordato, lo conoscono già, essendo stata la sua “una vita nella e per la statistica”.
Ora, anche se a via Balbo se ne sono viste tante e un po’ ci si è abituati a tutto, è la prima volta che gli sbigottiti dipendenti si trovano di fronte a un presidente che precisa di essere “pro tempore” (ma così insistono a definirlo anche altri, salvo usare pretesi sinonimi, come “facente funzioni” o “reggente”), come se i precedenti presidenti non fossero stati pro tempore, essendo tutti - com’è noto - rimasti in carica per periodi di tempo prestabiliti, dato che, a termini di legge, la carica dura quattro anni, salvo conferma per altri quattro, ma per una sola volta.
Poiché il “pro tempore” è ormai diventato a via Balbo il tormentone dell’estate, qualche buontempone si è spinto fino a preconizzare l’avvento del presidente “a vita”, magari col titolo trasmissibile agli eredi.
Il Foglietto che, solitariamente, la vicenda l’ha presa di petto, fino ad ottenere asseriti chiarimenti dal governo, non può che confermare, ancora una volta, le proprie perplessità, associandosi allo sgomento generale.
Piaccia o meno (a questo punto, crediamo che non piaccia affatto) l’ordinamento - com’è ancora, fino a prova contraria, anche quello italiano - prevede un iter procedurale per la nomina da parte del governo del presidente dell’Istat (che, si ribadisce, è sempre e comunque pro tempore) che esige il previo gradimento, a maggioranza dei due terzi, da parte delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato. Solo quando l’iter si è concluso, l’Istat ha il suo presidente pro tempore.
Per quel che se ne sa, il Parlamento non è stato finora chiamato ad esprimersi su nessuna designazione proveniente dal governo. Ergo, non ci può essere nessun presidente, né “pro tempore” né “a vita”.
In ogni caso, a questo punto, Letta il giovane deve rendere pubblico il provvedimento (che appare sempre più un’Araba fenice) in virtù del quale il professor Golini si è insediato all’Istat. In mancanza, ai dipendenti non resta che credergli per un atto di pura fede.
Anche se non è un momento nel quale il governo sta dando prova di grande trasparenza, nel caso dell’Istat ne basterebbe solo una piccola, peraltro dovuta.
In attesa che il decreto appaia sul sito del governo o anche su quello dell’Istat, a Golini, comunque, i nostri auguri.
“Pro tempore”, naturalmente.