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Sabato, 06 Lug 2024

di Rocco Tritto

Silvano Focardi, 67 anni il prossimo 12 novembre, ordinario di Ecologia, ha un curriculum di tutto rispetto, avendo ricoperto la carica di Magnifico Rettore dell’Università di Siena dal 2006 al 2010, di preside della Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dal 1999 al 2005, di direttore del dipartimento di Biologia ambientale dal 1992 al 1998 e, dal 2001, di direttore del Centro interdipartimentale per la Sicurezza alimentare.

Inoltre, nel 2008, l’allora ministro dell’Ambiente, Pecoraro Scanio, lo insediò al vertice dell’Icram, mentre a ottobre 2011, su designazione della comunità scientifica di riferimento, la titolare del Miur, Maria Stella Gelmini, lo ha nominato con decreto componente del cda della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, dove, dopo le dimissioni del presidente Enrico Alleva, arrivate alla fine di gennaio scorso, ha assunto la carica di presidente facente funzioni, che ricopre tutt’oggi.

Non è un segreto per nessuno che Focardi, di cui Il Foglietto ebbe ad occuparsi con un articolo all’inizio del 2008, punti a diventare presidente pleno jure dell’ente di ricerca partenopeo all’esito della selezione che il neo ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca ha già avviato lo scorso 5 agosto con un bando pubblico.

Ma le aspirazioni dell’ex Magnifico Rettore rischiano di naufragare a causa di un doppio incidente in cui è incappato durante il suo percorso accademico.

Si tratta di due sentenze della Corte dei conti, la prima del 9 maggio 2013 e la seconda del 17 luglio scorso, con le quali i magistrati contabili della sezione giurisdizionale per la Toscana hanno condannato, in primo grado, lo stesso Focardi per aver arrecato danno all’erario nella qualità di direttore del Centro interdipartimentale per la sicurezza alimentare dell’Ateneo senese.

I fatti che hanno convinto i giudici a disattendere le tesi difensive e a sanzionare l’illustre docente appaiono a dir poco sconcertanti se non, addirittura, incredibili.

Nella prima sentenza, infatti, si legge che il Focardi, in qualità di direttore del Centro, avrebbe acquistato in due riprese, nel corso del 2007, a spese dell’Università degli Studi di Siena, “direttamente e autonomamente” dalla Cooperativa del Golfo, con sede legale in Catania e stabilimento in Porto Palo di Capo Passero (Siracusa), oltre 3 quintali e mezzo di pesce pregiato, per un corrispettivo complessivo di 21.500 euro.

Mentre per il docente l’acquisto dell’ingente partita di prodotti ittici sarebbe avvenuta per finalità di studio e di ricerca, dalle indagini della Guardia di Finanza sarebbe emerso, invece, che esso “non aveva comportato alcun utilità per l’Ateneo senese e addirittura non vi sarebbe stata prova che lo stesso fosse stato realmente acquisito dall’Università”.

Per le Fiamme Gialle, inoltre, non poche perplessità derivavano dal prezzo pagato per il prodotto (53,17 euro al Kg. per la prima fornitura e 50,76 per la seconda), ritenuto sensibilmente superiore a quello praticato nei mercati all’ingrosso.

Singolare, poi, la circostanza, sottolineata dalla Corte, della modalità dell’acquisto che “lascia sorgere seri dubbi sull’effettivo utilizzo del materiale ittico per finalità scientifica”, dato che il Focardi avrebbe scelto il contraente sulla base di una conoscenza diretta, arrivando persino a ricevere “il carico personalmente, andando incontro al corriere senza la presenza di personale dell’Istituto, anche solo per essere aiutato nelle operazioni di scarico. In particolare, la Guardia di Finanza, non avrebbe trovato nessun dipendente testimone dell’arrivo in istituto di circa tre quintali e mezzo di pesce, evento che comunque non poteva non essere visibile, nonostante avesse sentito ben 21 dipendenti dell’istituto”.

La vicenda si concludeva con la condanna del Focardi a rifondere all’Università di Siena la somma di 21 mila euro, oltre rivalutazione, interessi e spese di giudizio.

Non meno impietoso appare l’esito della seconda sentenza emessa alcune settimane fa dalla Corte dei conti, sempre nei confronti dell’ex Rettore senese.

Sotto accusa, ancora una volta, “la mancata corrispondenza tra la finalità pubblica delle risorse e la natura non pubblica dei prodotti acquistati (dolci, carne, vini, liquori, salumi)”, per un importo complessivo di poco più di 64 mila euro.

Nella sostanza, anche in tale occasione, la difesa di Focardi sosteneva che “l’acquisto dei prodotti alimentari rientrava nella sua attività di ricerca ed era espressione della libertà didattica, prerogativa di ciascun docente, e che era stato sovvenzionato a tale scopo anche da privati (Monte dei Paschi di Siena)”. Inoltre, specificava che “nel periodo 2009-2010, quale responsabile dei Crisa aveva svolto la ricerca relativa ai livelli contaminanti negli alimenti della popolazione senese: questo sarebbe stato il motivo dell’acquisto dei numerosi prodotti alimentari”.

Di diverso avviso è stata la Procura della Corte per la quale “la libertà di ricerca riconosciuta a ciascun docente universitario non si può tramutare nella possibilità di effettuare spese con danaro pubblico senza che ciò sia previsto e, soprattutto, senza un’adeguata certificazione della necessità di detta spesa, della sua utilità per l’Ateneo e della verifica della corrispondenza tra la spesa effettuata e gli scopi perseguiti dalla pubblica amministrazione”.

Finito nel mirino della Corte, tra gli altri, in particolare l’acquisto, direttamente effettuato a più riprese dal Focardi, di carni pregiate di ogni genere dall’Antica Macelleria Fanti Giuliano, che nelle relative fatture venivano indicate, viceversa, come “carni e frattaglie di vario tipo”.

Analogamente accadeva per gli acquisti di pesce dalla soc. Azzurra sas di Scala ed Urraro, le cui fatture recavano la generica descrizione “Prodotti ittici consegnati nel mese di …”.

Contestati dai magistrati contabili anche gli acquisti di vini pregiati (Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Grappa Vinsanto et similia) da “Dolci Cantine” e altre spese per ristoranti e alberghi.

Nel Collegio giudicante ha suscitato forti perplessità – per la quantità e per la circostanza di tempo –  l’acquisto di carne avvenuto il 31 dicembre 2005 (giorno prefestivo e proprio a ridosso del Capodanno) per 2.612 euro, come pure l’acquisto di pesce per un importo di 8.437,88 euro.

Per effetto della intervenuta prescrizione per la stragrande maggioranza degli acquisti, ritenuti comunque dannosi per l’erario, il Focardi, con la seconda sentenza, alla fine è stato condannato a risarcire all’Ateneo senese circa 9 mila euro, oltre interessi, rivalutazione e spese di giudizio.

Viste le preferenze, sia pure per finalità scientifiche, manifestate inequivocabilmente dal Focardi verso i prodotti ittici, sono in tanti a nutrire forti preoccupazioni per le sorti delle specie marine presenti nello storico Acquario, fiore all’occhiello della Stazione Zoologica Anton Dohrn.

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