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Sabato, 06 Lug 2024

di Ivan Duca

Il 7 marzo scorso, la Corte dei conti ha depositato la Relazione sulla gestione finanziaria del Cnr, per il biennio 2011-2012.

Nel documento, un aspetto interessante è rappresentato dal capitolo dedicato alle società partecipate dall’ente di piazzale Aldo Moro.

“Nell’ambito della revisione delle società partecipate – scrivono i giudici contabili - pur segnalandosi l’avviato processo di razionalizzazione, contenimento e monitoraggio dei costi a carico del bilancio dell’ente, restano ancora frammentarie, negli esercizi 2011 e 2012, le informazioni concernenti l’andamento economico, patrimoniale e finanziario delle società partecipate, desumibili solo in parte dai quadri contenuti nella relazione del presidente allegata al conto consuntivo, e i loro riflessi sul bilancio dell’ente di cui mancano riferimenti nella nota integrativa”.

Critiche davvero pungenti, atteso che, dai documenti allegati alla predetta Relazione, si apprende che il Cnr è presente in ben 105 tra società, fondazioni, associazioni (anche straniere), distretti tecnologici e consorzi, con quote di partecipazione che variano dallo 0,40% (Itc-Sud scarl) all’80% (Irccos scarl) del capitale sociale.

“Nell’ambito delle Joint Ventures attive – prosegue la Corte - al termine del 2012, è stato confermato il rilievo strategico per la mission dell’ente di circa la metà delle partecipazioni mentre, nell’ambito delle restanti, risultano già dismesse o liquidate le quote detenute in 22 organismi che presentavano le maggiori criticità gestionali”.

“Quanto invece agli spin off (58 di cui 6 a partecipazione diretta dell’ente) – aggiungono i magistrati contabili – una analisi complessiva delle gestioni societarie ha evidenziato, a fronte di una scarsa capacità di crescita e di attrarre altri investitori, una concentrazione di spin off costituiti negli esercizi 2003-2009 con la conseguenza di favorire un apporto di competenze, risultati o altre forme di sostegno ben oltre le effettive fasi di start-up”.

Da segnalare, sempre in ambito spin off, che la spa Columbus Superconductors, nella quale il Cnr è presente con una quota dello 0,1245%, ha chiuso in perdita sia l’esercizio 2011 (per euro 1.647.102) che 2012 (per euro 2.204.421).

Per i giudici di via Baiamonti, “pur sottolineando l’attività di revisione delle partecipazioni avviata dall’Ente in attuazione della spending review, non possono che confermarsi in questa sede le osservazioni, più volte formulate dal Collegio dei revisori e dalla stessa Corte dei conti in precedenti referti, volte a sollecitare, mediante l’analisi dello stato di salute degli organismi partecipati, un calcolo del valore effettivo delle quote societarie o consortili possedute. Sarebbe a tal fine opportuno indicare, almeno nella nota integrativa, il valore della quota di patrimonio netto attualizzata alla data di chiusura dell’esercizio delle società partecipate; tale metodo di valutazione consentirebbe infatti di inglobare nel valore della partecipazione le eventuali perdite/utili conseguiti, esponendo nello stato patrimoniale un valore più vicino a quello reale”.

Fino a oggi, dunque, questo aspetto dell’attività del Cnr, poco noto alla quasi totalità del personale ma tutt’altro che marginale, sembra avvolto da una cortina fumogena, che neppure la gestione Nicolais-Annunziato sembra in grado di diradare.

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