di Flavia Scotti
“A seguito di perizia effettuata dal Prof. Ing. Antonio De Luca sui pilastri che interessano l'area MARER, piano interrato ala est, il Presidente in accordo con il RSPP ordina lo sgombero immediato dei seguenti locali fino a nuova comunicazione e comunque non prima giovedì 20 marzo p.v.”.
Questo il testo, al quale è stato aggiunto l’elenco delle strutture interessate allo sgombro, di un messaggio fatto recapitare martedì scorso al personale della Stazione Zoologica Anton Dohrn dal presidente Roberto Danovaro.
Il provvedimento ha colto di sorpresa e ha allarmato molti dipendenti, ma non tutti.
Risulta al Foglietto, infatti, che da più di due mesi, a seguito di segnalazioni da parte del personale che occupava i locali a rischio, era stata effettuata una prima “spicconatura” su uno dei pilastri, intervento che, però, sembra non avesse avuto alcun seguito, nonostante solleciti scritti e verbali da parte dello stesso personale.
E’ davvero singolare che si sia dovuto attendere alcune settimane perché la presidenza dell’ente adottasse il provvedimento di sgombero dei locali.
In tanti si chiedono perché questioni di competenza esclusiva della direzione generale che, come noto, è l’organo di gestione della Stazione, siano state trattate in prima persona dal presidente.
Una anomalia che, siamo certi, Danovaro vorrà chiarire al personale che si è trovato ad operare in ambienti tutt’altro che sicuri, per un considerevole lasso di tempo.
Intanto, all’indomani dell’intervento dei tecnici, c’è rabbia e amarezza tra molti dipendenti.
Ci viene segnalato che le attività di ricerca sono bloccate, senza alcuna programmazione in termini di spostamento di preziosi animali da laboratorio.
Disagi, poi, per il personale spostato da una parte ad un altra dell’istituto, senza che sia stata preventivata la durata dello stato di precarietà derivante dalla costruzione delle strutture per puntellare i pilastri a rischio.
Insomma, l’incertezza sembra avere un ruolo predominante, mentre c’è chi sostiene che una responsabile programmazione dei lavori nella scorsa estate avrebbe evitato il blocco della ricerca scientifica in un momento nevralgico dell’anno.
Ma, tant’è.