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Sabato, 06 Lug 2024

di Rocco Tritto

Alle note piattaforme di Cape Canaveral e Bajkonur, si aggiunge ora quella della Presidenza del consiglio dei ministri, attivata lo scorso 24 marzo, dalla quale non partiranno, però, né missili né satelliti, ma decollerà soltanto il nuovo presidente dell’Istat.

Il tutto, a partire dal 8 aprile, dopo che gli aspiranti allo scranno più alto della statistica ufficiale avranno presentato il loro interesse unitamente ad un programma che intendono realizzare.

E’ questa la nuova frontiera della procedura che culminerà, adiuvante Domino, con la nomina del nuovo organo di vertice dell’Istat.

Il percorso, presentato dal ministro Marianna Madia tra le novità dell’era Renzi a Palazzo Chigi, appare però tutt’altro che agevole, se non altro alla luce di quanto (non) è accaduto nei mesi scorsi, visto che a tutt’oggi, dopo quasi un anno, il supremo magistrato del dato è un presidente facente funzioni.

Eppure, qualche settimana fa si era quasi alla fumata bianca, dopo alterne vicissitudini, gaffe clamorose e sorprendenti sviste di leggi e regolamenti.

Adesso si riparte, con una piattaforma che consentirà al premier Renzi di individuare un nominativo sul quale dovrà, però, convergere il voto favorevole dei due terzi delle commissioni parlamentari Affari costituzionali di Camera e Senato.

Come ampiamente dimostrato per la designazione di Pier Carlo Padoan che, giunto a un sol passo dal traguardo, ha optato per il più prestigioso (ma di durata incerta) incarico di ministro dell’economia, la fatidica soglia dei due terzi (inspiegabilmente prevista da una legge-contenitore di qualche anno fa), nell’attuale composizione del Parlamento, è matematicamente irraggiungibile senza un accordo politico della maggioranza, che sostiene il governo, con l’opposizione, che (in teoria) lo dovrebbe avversare.

Dunque, a prescindere dalla teoria, in pratica, se prima non si raggiunge un accordo con l’opposizione sulla persona da nominare, si potrebbero continuare a vedere solo fumate nere, che è poi il colore dei candidati “bruciati”.

Leviamoci la maschera: la storia dei due terzi, escogitata per garantire il massimo di terzietà possibile, si è rivelata un boomerang, esigendo a priori un patteggiamento sul nome, che non necessariamente potrebbe essere quello del miglior candidato possibile.

Quindi, se Renzi vuole lanciare rapidamente, more suo, il nuovo presidente dell’Istat, prima di ogni altra cosa, dovrà trovare  –  ciò che, crediamo, non gli risulterà difficile – la “profonda sintonia”, che anche questa circostanza, dopo quella sullla legge elettorale, richiede.

Ad essere determinante, dunque, più che il programma dei singoli candidati, sarà quello del presidente del consiglio.

Così stanno le cose. Sarebbe il caso che anche il ministro della Funzione pubblica se ne facesse una ragione, senza magnificare, come ha fatto fino a qualche giorno fa, cambiamenti che sono soltanto di facciata.

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