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Sabato, 06 Lug 2024

Probabilmente, anzi sicuramente, anche il titolo di questo articolo verrà censurato dal fantomatico “moderatore” dell’Ingv, ma saremmo lieti di essere smentiti.

Nessun metus reventialis, in ogni caso, nei confronti di chi ha deciso inopinatamente di metterci la mordacchia, a mo’ di Giordano Bruno.

C’è voluta una settimana intera per essere informati che il personale dell’Ingv era finito sotto tutela, sicché non aveva più la libertà di leggere il mero elenco dei titoli del nostro notiziario sindacale (Il Foglietto della Ricerca), trasmesso ab immemorabili attraverso un account di posta messo a disposizione dallo stesso ente di via di Vigna Murata.

La vicenda merita di assurgere a evento unico nella storia e, in quanto tale memorabile, visto che, per quel che se ne sa, persino la Santa Inquisizione negava l’imprimatur alle opere destinate alla pubblicazione ovvero, se già pubblicate, le includeva nell’Indice dei libri proibiti, solo all’esito di un approfondito esame da parte di un collegio di periti, volto a stabilirne l’ortodossia.

Mai, nemmeno dalla predetta Inquisizione, è stato censurato il mero indice di un libro, dalla lettura del quale è francamente assai difficile, se  non assolutamente impossibile, evincerne il contenuto. A distanza di cinquecento anni, mai avremmo immaginato di imbatterci in iniziative che sembrano andare persino oltre i confini della stessa Inquisizione.

Anche il tempo impiegato per informarci che c’era stata negata l’approvazione (termine quanto mai  esatto, in quanto espressione dell’antico agere amministrativo, in cui si verificava anche il merito e non solo la legittimità) appare piuttosto sproporzionato, ove si consideri che il “moderatore” doveva leggere meno di venti righe, ovvero i titoli (e solo i titoli) degli articoli presenti nel notiziario che i destinatari del messaggio sindacale avrebbero potuto, se volevano, andarsi a leggere.

Ad ogni buon fine, di seguito riportiamo per intero il messaggio che il “moderatore” ha inviato a Usi-Ricerca l’8 aprile, dopo ben sette giorni dal blocco dell’elenco dei quindici titoli degli articoli presenti nel n. 13 del Foglietto del 1° aprile 2014:

La tua richiesta alla lista Ingvall
Invio del tuo messaggio intitolato "Il Foglietto della Ricerca
n.13 del 1 aprile 2014"
è stata rifiutata dal moderatore. Il moderatore ha dato la seguente
ragione per il rifiuto:
"La scrivente amministrazione, a seguito di recenti pubblicazioni di
articoli online del Foglietto, non aventi carattere di informativa
sindacale, che hanno, peraltro, offeso la sensibilità di alcuni
dipendenti dell'INGV, è stata costretta a non consentirne la
diffusione mediante l'indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.,
al fine di garantire la tranquillità del personale sul posto di
lavoro. L'Amministrazione consentirà la visione tramite le altre
modalità previste dalla legge.
"

Appare del tutto incontestabile che la motivazione addotta dal "moderatore" (dopo, lo ribadiamo, ben sette giorni) sia marcatamente pretestuosa, dato che nulla prova, se non il palese equivoco nel quale il “moderatore” stesso sarebbe clamorosamente incappato, laddove ha confuso i titoli con gli articoli.

Stando alla comunicazione  del “moderatore”, sarebbe stata offesa “la sensibilità di alcuni dipendenti”. Da ciò la decisone dell’amministrazione di impedire la diffusione del nostro messaggio (ma anche di quella relativa ai titoli del numero successivo del Foglietto) “al fine di garantire la tranquillità del personale sul posto di lavoro”.

Lungi da noi l’intenzione di offendere chicchessia, ma si appalesa come una probatio diabolica quella di attribuirci qualunque volontà di recare qualsivoglia turbamento al personale, dato che il medesimo personale riceve (meglio, riceveva) solo ed esclusivamente un mero elenco di titoli di articoli presenti nel Foglietto, che – ribadiamo ancora una volta – ciascuno è (era, all’Ingv) libero di andarsi a leggere o meno, senza obblighi di sorta.

Per di più, va sottolineato che chi riceve, tramite mail, l’indice degli articoli del Foglietto, se decide, come alcuni hanno fatto, di non volerlo più ricevere, non deve far altro che azionare un semplice unsubscribe.

Scrivevamo nel nostro ultimo numero che “Il Foglietto non vende né uova né pollame”, a indicare, per chi non lo sapesse, che non siamo veicolo di pubblicità, ma solo di notizie di assoluto interesse del personale (nel rispetto di quanto previsto dall’art. 3 del Ccnq del 1998 che disciplina le prerogative sindacali) tra le quali, è appena il caso di dirlo, rientrano a pieno titolo anche quelle che segnalano casi di eventuale mala gestio della cosa pubblica, dato che ogni centesimo sperperato è un centesimo sottratto alla ricerca e alla collettività.

Dello stesso avviso sembra essere l’attuale governo. Chiedendo ai cittadini di fornire indicazioni su sprechi, enti inutili, privilegi odiosi e pasticci amministrativi, anche il premier Renzi nei giorni scorsi ha deciso di lanciare una campagna on line per avere notizie su come arginare la mala amministrazione. Speriamo che, come accaduto a noi, non capiti anche a lui di essere “moderato”.

In ogni caso, ogni volta (evento assai raro) che ci è stato inviato un unsubscribe, abbiamo immediatamente e senza indugio invitato l’amministrazione Ingv a escludere il nominativo dalla lista dei destinatari dei messaggi da parte di Usi-Ricerca.

Rebus sic stantibus, sarebbe stato corretto da parte del “moderatore” comunicarci l’elenco dei “turbati” dai titoli dei sommari nonché i titoli degli articoli che tanta inquietudine avrebbero arrecato. I poveri ignoti turbati sarebbero stati oggetto del biasimo di La Rochefoucauld, per il quale “La forza d’animo dei saggi non è altro che l’arte di tener chiuso nel cuore il proprio turbamento”.

Quanto a noi, siamo sereni, memori dell’insegnamento di Epicuro, secondo il quale “Chi non è causa di turbamento a se stesso, non dà (con l’accento, ndr) noia neanche agli altri”.

Viene il sospetto – solo il sospetto, per carità – che il “moderatore” sia andato ben oltre, vale a dire si sia lui messo a leggere il contenuto degli articoli, poi bollati come eterodossi, rispetto ovviamente a parametri indeterminati e del tutto soggettivi. Ma, per semplice curiosità, quali sono questi parametri e chi li ha stabiliti? Il “moderatore” è uno o più? In base a quale norma avviene la “moderazione” di articoli che non sono mai stati inviati a chicchessia?

Queste sono le domande alle quali il legale rappresentante dell’Ingv, a cui nei giorni scorsi è stato inviato un atto di diffida, deve fornire risposte. Non solo al sindacato Usi-Ricerca ma, soprattutto, ai dipendenti dell’ente che, forse, ancora non sanno di essere finiti inopinatamente sotto tutela.

Tanto dovevamo, sine ira ac studio!

P.S.

Apprendiamo da notizie di stampa che il primo ministro turco Erdogan, dopo aver riattivato Twitter, nei giorni scorsi ha anche sbloccato You Tube. Meditate gente, meditate!

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