Da pochi giorni, l’Istituto nazionale di economia agraria (Inea) ha un nuovo direttore generale. Si tratta di Laura Proietti, già capo dell’ufficio dirigenziale dei servizi tecnici e della ricerca dello stesso Inea. In passato, aveva ricoperto l’incarico di direttore amministrativo dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e di direttore centrale dell’Istat.
L’Inea, però, sembra destinato a avere vita breve, non a causa del commissariamento tuttora in corso, decretato a gennaio scorso dall’allora titolare del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali), Nunzia Di Girolamo, e di cui Il Foglietto aveva dato notizia lo scorso 11 febbraio, bensì per la decisione dell’attuale titolare del dicastero di via XX Settembre di procedere a una riorganizzazione di tutti gli enti vigilati, tra i quali anche il Cra.
A ciò si aggiunga l’iniziativa del senatore Roberto Ruta (Pd), componente della Commissione agricoltura e produzione agroalimentare, che il 17 ottobre 2013 ha depositato un disegno di legge finalizzato al riordino degli enti vigilati dal Ministero delle politiche agricole e alla istituzione dell'Agenzia nazionale di ricerca in agricoltura e per lo sviluppo agroalimentare e forestale denominata "Verdissima", che avrebbe dovuto valorizzare e promuovere i prodotti agricoli, ittici, alimentari italiani con le relative filiere, la ricerca e la sperimentazione per l'agricoltura e per la sicurezza alimentare, oltre a riorganizzare l'intero comparto.
Nell’Agenzia, come riferito dall’articolo del Foglietto del 3 dicembre scorso, dovrebbero confluire, previa soppressione, oltre al Cra e all’Inea, tutti gli altri enti vigilati dal Mipaaf, vale a dire Ismea, Agea, Isa, Sgfa srl, Isi srl, Sin e Agecontrol.
L’Agenzia assumerebbe la veste giuridica di ente di ricerca di diritto pubblico, sottoposto a vigilanza da parte del Mipaaf, con sedi territoriali in ciascun capoluogo di regione e articolato, anche nelle sedi regionali, in quattro dipartimenti corrispondenti ad autonome aree funzionali.
Il personale degli enti soppressi manterrebbe il trattamento giuridico, economico e previdenziale già in essere ma dalla cancellazione di questa molteplicità di soggetti, ad avviso dei proponenti, deriverebbero sia una riduzione dei costi, grazie alla eliminazione di ben otto strutture di vertice, che una maggiore incisività delle politiche agricole.