Ormai ci siamo. A un anno esatto dalla nomina del facente funzioni, Antonio Golini, e a quasi quattordici mesi dalle dimissioni di Enrico Giovannini, all’Istat sta per arrivare finalmente un presidente pleno jure.
Dopo una prima scrematura, che aveva ridotto da 40 a 10 la lista dei candidati allo scranno più alto dell’ente statistico, adesso i pretendenti, salvo clamorosi colpi di scena, si sarebbero ridotti a tre: Giorgia Giovannetti, Giorgio Alleva e Maurizio Vichi.
Probabilmente, già nel prossimo consiglio dei ministri, il premier Renzi designerà l’ottavo presidente dell’Istat dell’Italia repubblicana che, però, prima di varcare la soglia della storica sede di via Cesare Balbo, dovrà ottenere il gradimento da parte della maggioranza dei due terzi dei componenti della commissione Affari costituzionali di Camera e Senato.
Se il pronostico verrà, come sembra, rispettato, Giovannetti sarà la prima donna a salire al vertice dell’Istituto di statistica, che è uno tra i più strategici enti pubblici del paese.
Si andrebbe così a chiudere una vicenda che in questi mesi ha vissuto anche momenti kafkiani, in particolare quando, per una clamorosa gaffe istituzionale, a Pier Carlo Padoan, designato al vertice dell’Istat dal governo Letta, la commissione Affari costituzionali del Senato, presieduta da Anna Finocchiaro, aveva dato disco verde, nonostante la candidatura (di colui che di lì a poco sarebbe diventato ministro dell’economia) non avesse ottenuto i due terzi dei voti richiesti dalla legge.
Nessuno, ma proprio nessuno si sarebbe accorto dell’incredibile errore, se il caso non fosse stato sollevato dal Foglietto.
A movimentare la vicenda, in queste ultime settimane, c’è stato anche l’ex presidente dell’Istat ed ex ministro del lavoro Giovannini, che ha proposto la sua candidatura per risalire al vertice dell’ente, nonostante la legge 215/2004 stabilisca che chi è stato titolare di cariche di governo, nei 12 mesi dalla scadenza della carica stessa, non può “ricoprire cariche o uffici o svolgere altre funzioni comunque denominate in enti di diritto pubblico”, tra i quali vi è inoppugnabilmente l’Istat (art. 14, comma 2, d.lgs. n. 322/89).
Secondo fonti di stampa, Giovannini avrebbe presentato la propria manifestazione di interesse per rientrare all’Istat “dopo aver verificato con l’Antitrust che non esistevano incompatibilità a suo carico dopo l’incarico ministeriale”.
Fino a oggi, però, non è stato possibile conoscere le modalità con le quali tale verifica sarebbe stata fatta, oltre alle argomentazioni che la stessa Antitrust avrebbe posto a base del suo “parere”.
Ma se, come sembra, a diventare presidente dell’Istat sarà Giorgia Giovannetti, il “parere" dell’Anritrust non solleverà alcuna polemica e, in silenzio, finirà in archivio.