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Sabato, 06 Lug 2024

Mentre la ministra Stefania Giannini, titolare del Miur, sembra più indecisa che mai sul da farsi all’Ingv, nonostante i gravi conflitti emersi tra gli organi di vertice e tuttora irrisolti, si registrano due nuovi colpi di scena.

Con un maxi atto ispettivo (n.3-01263, primo firmatario Girotto) indirizzato alla titolare del Ministero dello sviluppo economico e alla stessa Giannini, nella quale più volte si cita Il Foglietto della Ricerca, sei senatori del Movimento 5 Stelle irrompono nell’arena in cui sembra essersi trasformato l’ente di ricerca di via di Vigna Murata, e puntano i riflettori sia sulla vicenda Ichese che su quanto sta accadendo da alcune settimane all’Ingv.

Alla fine del lungo ed articolato atto di sindacato ispettivo, gli interroganti chiedono ai ministri interrogati, nell'ambito delle proprie competenze, se intendano fare chiarezza sui risultati della commissione ICHESE e sul rapporto tra i risultati citati e quelli dell'aggiornamento del modello statico e dinamico del giacimento in esame, così da porre fine alla confusione generata in questi mesi tra le popolazioni coinvolte; se intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, fornire maggiori dettagli in merito al rapporto redatto dagli accademici statunitensi, con particolare riferimento al possibile utilizzo di dati contenuti nel poco noto studio Eni risalente agli anni 2012-2013; se intendano intervenire con iniziative di competenza per porre fine alla sconcertante situazione di costante violazione della legislazione vigente in materia di conflitto di interessi in cui versa l'INGV.

A conferma di quanto evidenziato dai senatori del M5S, è giunta l'inopinata iniziativa del prof. Bernardino Chiaia, membro del cda dell'ente di via di Vigna Murata di nomina ministeriale.

Come si è scritto nei precedenti articoli del Foglietto, all’Ingv sembra ormai in atto una sorta di hobbesiano bellum omnium contra omnes, con colpi di scena che si susseguono l’un l’altro.

In attesa dell’epilogo, che in tanti ormai auspicano, siamo qui a dare conto dell’ultima movimentata puntata, che ruota tutta intorno alla mancata “approvazione del verbale” della seduta del cda del 1° ottobre scorso.

A manifestare con propria nota in data 8 ottobre al presidente e al cda dell’Ingv un netto” dissenso sull’approvazione del verbale”, è stato appunto il prof. Chiaia, secondo il quale anche il prof. Domenico Giardini (altro componente del cda di nomina ministeriale), supponiamo invocato ad adiuvandum, avrebbe fatto altrettanto con due mail del 2 e 3 ottobre scorso.

Innanzitutto, una precisazione di ordine tecnico, dato che nella lettera di Chiaia, inviata con carta intestata del Politecnico di Torino, si parla appunto sempre di approvazione del verbale ma trattasi, a nostro avviso, di termine atecnico e impreciso. Riferita al verbale, infatti, l’approvazione, lungi dall’essere un controllo di merito, altro non è che l’atto col quale i membri del cda affermano di attribuirsi, riconoscendole come proprie, le dichiarazioni contenute nel verbale stesso.

Un atto che dovrebbe essere contestuale alla fine della seduta, ma che, in fatto, si forma sempre alla seduta successiva, che non infrequentemente, al primo punto, iscrive proprio l’”approvazione del verbale della seduta precedente”.

Il prof Chiaia si lamenta della “mancata risposta alla richiesta di formalizzazione della non approvazione”, ma sarebbe bastato protocollare la richiesta stessa per farne poi recepire il contenuto al prossimo cda.

In ogni caso, è lo stesso docente del Politecnico torinese ad ammettere una certa qual disattenzione, che invero condivide col tutto il cda, essendosi “la procedura di approvazione urgente del verbale … compiuta mediante un flusso anomalo e scorretto della comunicazione” che, proprio in quanto tale, meritava un vaglio attento e approfondito prima di dare il proprio consenso. Anche l’urgenza, per quel che se ne sa, di regola non si accompagna mai all’approvazione del verbale.

Ma il punto più interessante e, ammettiamolo, originale, del dissenso manifestato dal Chiaia si trova più avanti, allorché egli scopre in un documento, allegato al verbale, offese al Collegio dei revisori che, per la ovvia proprietà transitiva (sic!), diventano offese dirette al Miur che l’ha nominato. Dove, se proprio si voleva, era forse meglio ricorrere all’immagine delle bombe a grappolo, che colpiscono un po’ dovunque, magari revisori e ministro allo stesso tempo e chissà quanti altri.

Per dovere di cronaca, dobbiamo dire che abbiamo, come tanti, letto il contestato allegato (un documento consegnato allo stesso cda dall’assemblea dei precari dell’ente) e, nonostante l’impegno da noi profuso, non siamo riusciti a scorgere alcun particolare degno di poter assurgere ad offesa  per chicchessia. Ma, sia chiaro, si tratta solo di una nostra valutazione.

Questi, dunque, gli aggiornamenti in merito alla singolar tenzone all'interno del cda dell'ente presieduto da Stefano Gresta.

Di fronte alla decisa iniziativa politica assunta dagli esponenti del Movimento fondato da Beppe Grillo e all'intensificarsi del conflitto, appare comunque assai difficile che la ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca possa continuare a sfogliare la margherita.

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