Il 12 novembre prossimo, a giochi ormai fatti, il ministero delle politiche agricole ha convocato le organizzazioni sindacali di categoria per esporre l’iter attraverso il quale il Cra, dopo aver incorporato l’Inea, cambierà denominazione, per assumere la veste di Agenzia nazionale di ricerca e sperimentazione in agricoltura.
Da questa operazione, il governo Renzi conta di portare a casa un risparmio di 3 milioni di euro, poco meno della metà di quelli calcolati dall’attuale presidente del Cra, Giuseppe Alonzo, nel Piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete delle articolazioni territoriali messo a punto alla fine dello scorso mese di maggio e al quale Il Foglietto aveva dedicato diversi articoli [1, 2, 3, 4, 5]
L’ente di via Nazionale, salvo clamorosi colpi di scena, si appresta ad andare in pensione dopo una tanto breve quanto travagliata esistenza, consumatasi tra enormi ritardi nella predisposizione di statuto e regolamenti, commissariamenti a ripetizione e interminabili incarichi dirigenziali ad interim, come quello dell’attuale direttore generale.
La preoccupazione che serpeggia tra il personale precario sia del Cra che dell’Inea è che la gran parte del risparmio ipotizzato dalla compagine governativa possa, alla fine, gravare proprio sui precari stessi, a seguito di un ridimensionamento degli organici.
Come abbiamo sottolineato nel nostro articolo della scorsa settimana, la preoccupazione del personale appare fondata, dal momento che i centri di ricerca e sperimentazione, stando al contenuto del disegno di legge di stabilità, diverranno di livello interregionale, con una riduzione delle articolazioni territoriali di almeno il 50%, e con il taglio degli oneri amministrativi e delle spese per personale, pari ad almeno il 10% rispetto ai livelli attuali.
L’auspicio è che in Parlamento coloro i quali si ergono a difensori del mondo della ricerca pubblica possano far valere le loro ragioni, per evitare che si consumi quella che appare una operazione di smantellamento di due importanti enti del comparto, che la scorsa settimana potrebbero aver fatto la loro ultima apparizione in pubblico a Torino, a fianco del Mipaaf, al Salone internazionale del Gusto e Terra Madre.