Dal disegno di legge di stabilità, varato dal governo il 15 ottobre e trasmesso alla Camera dei Deputati soltanto domenica 25, scontato l’ennesimo scandaloso blocco dei contratti per i pubblici dipendenti fino a tutto il 2015, cominciano a venir fuori sorprese, che certamente non faranno piacere ad alcuni enti pubblici di ricerca, che si apprestano a subire una riduzione, più o meno consistente, di finanziamenti.
Per la precisione, si tratta di sei enti, con in testa il Cra che, in attesa che si perfezioni l’iter di incorporazione dell’Inea e di successiva trasformazione in Agenzia, subirà nel 2015 un taglio di risorse pari a 3 milioni di euro (art. 32, comma 3).
A seguire l’Istat, che sempre nel 2015 riceverà dallo Stato un assegno ridotto di 2 milioni di euro. Stessa sorte per Ispra ed Enea che, rispettivamente, pagheranno pegno per 600 e 583 mila euro (art. 20, comma 1 – pp. 166 e segg.).
Per Istituto superiore di sanità (Iss) e Isfol, invece, la riduzione sarà di 500 mila euro pro capite.
Stretta anche per i compensi ai membri dei cda degli enti di ricerca vigilati dal Miur, che nel prossimo anno dovranno rinunciare complessivamente a 900 mila euro.
Non si riesce davvero a capire con quale criterio il governo Renzi abbia individuato i predetti enti, escludendone altri, come ad esempio il Cnr che ha un budget annuo di circa un miliardo di euro, e soprattutto come sia giunto alla quantificazione dei “tagli”.
Un mistero che difficilmente verrà svelato nella discussione, che a giorni si aprirà dapprima nelle commissioni e poi nella aule di Camera e Senato.