Ci ha messo un po’ di tempo, ha atteso di essere sollecitato dai Revisori dei conti, prima, e dal Miur, poi, ma alla fine, il Responsabile della prevenzione della corruzione, Tullio Pepe, già direttore generale dell’Ingv, rimasto ai margini per diversi mesi dopo essere stato sostituito nell’incarico di vertice, di risultati ne ha ottenuti.
Se è vero, come è, che le presunte incompatibilità in capo ai membri del cda, che hanno mandato in crisi l’organo di indirizzo dell’ente di ricerca, sono state tutte da lui scoperte, si può dire, con poche possibilità di essere smentiti, che Pepe il suo compito lo ha svolto per intero e anche bene.
L’ultimo risultato della sua instancabile attività è appena di qualche giorno fa, quando ha comunicato di aver “stanato” altri quattro presunti incompatibili.
Si tratta di un componente del cda, di due direttori di struttura e di un direttore di sezione in capo al quale di incompatibilità ve ne sarebbero addirittura due.
I quattro dirigenti, oltre a svolgere la propria attività alle dipendenze dell’ente, fanno parte infatti di consigli di amministrazione di società partecipate dall’Ingv.
Tale secondo incarico – a detta di colui che è preposto a prevenire la corruzione – verrebbe svolto in violazione delle disposizioni di cui all’art. 9 del d.lgs n. 39/2013, con la conseguenza che i quattro dirigenti dovrebbero lasciare la seconda poltrona.
Staremo a vedere se accetteranno di rinunciare al secondo incarico o se si aprirà un contenzioso.
Ma per i corridoi dell’ente di via di Vigna Murata, i soliti maligni ci tengono a far sapere che anche il fustigatore degli incompatibili una qualche incompatibilità, seppure assai discutibile, ce l’avrebbe.
Tullio Pepe, infatti, oltre ad essere direttore degli affari amministrativi e del personale e dirigente responsabile della prevenzione della corruzione, è anche sindaco effettivo della Crati, società consortile con sede a Rende (Cosenza), partecipata dall’Ingv, che si occupa di ricerca ambientale.
In tale veste, Pepe - in teoria - potrebbe trovarsi a contestare decisioni del cda di cui fanno parte suoi colleghi, anch’essi dirigenti dell’Ingv, o, addirittura, presunte incompatibilità degli stessi con il ruolo svolto all’Ingv.
Certamente non sarebbe cosa gradevole. Anche se, forse, compatibile.