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Sabato, 06 Lug 2024

Insomma, è proprio il caso di dire: molto rumore per nulla. Una farsa annunciata, una sfilza di cialtronerie, proclami fumosi e veleni più o meno motivati.

Senza valutarne le conseguenze, cda, dg e collegio dei revisori dell’Ingv si sono dati battaglia, certamente non per il bene dell’ente, denigrandosi reciprocamente e litigando per iscritto, hanno paralizzato per circa cinque mesi quel che resta dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Dopo lo scontro con i revisori sulle incompatibilità, i numerosi tentativi di discolpa e lo stop del Miur, come se nulla fosse accaduto, i membri del cda, con un calendario fitto di riunioni, con ordini del giorno a dir poco chilometrici, oggi, tutti insieme appassionatamente, sono di nuovo all’opera.

Per quanto tempo? Chissà.

Alla luce dei fatti, visto il risultato, possiamo dire che per 150 giorni s’è sproloquiato sul nulla, s’è sproloquiato a caso sui presunti conflitti d’interesse, sulle strombazzate incompatibilità della quasi totalità del cda, sulla indennità di risultato del dg e sulle molteplici note del Miur che, con estremo rigore (si fa per dire), intimavano allo stesso cda, fintanto che non fossero state rimosse le asserite incompatibilità, di limitare l’esercizio delle proprie funzioni solo agli atti di ordinaria amministrazione.

Quindi il presidente Stefano Gresta e i suoi sostenitori, se mai per qualche istante ce ne fossero stati, hanno dovuto inghiottire il rospo. Ma poi tutto è tornato come prima. Almeno così sembra.

Che fine ha fatto la richiesta di chiarimenti avanzata dal direttore generale del Miur,  Vincenzo Di Felice, a Massimo Ghilardi, sui possibili illeciti di gestione nell’Ingv?

Sono state forse sufficienti a far tornate tutto come prima o, meglio, a mettere tutti d’accordo (sempre, per ora), le lamentele esternate da Stefano Gresta, come legale rappresentante dell’Ingv, allo stesso Di Felice, per il suo mancato coinvolgimento nella vicenda; è stata la determinazione (si fa sempre per dire) dello stesso n. 1 dell’ente di formalizzare la revoca dell’incarico al direttore generale o è stata la diffida di Ghilardi al presidente?

Dopo fiumi d’inchiostro, valanghe di parole e montagne di carte, ancora oggi la vicenda kafkiana non può dirsi chiarita. Tutt’altro.

Non c’è bisogno di essere raffinati interpreti del linguaggio per capire che attorno alla risposta, per la verità, sibillina, del Capo Dipartimento del Miur, Marco Mancini, si cela l’intenzione di mettere tutto a tacere.

Nella sua nota, indirizzata solo al presidente dell’Ingv, il prof. Mancini, dimenticando forse quanto prima sostenuto nei confronti dell’intero cda: “ Esaminata la questione e gli atti forniti…..si invita l’Ente ad adottare con la massima tempestività tutte le misure necessarie a rimuovere le rilevate cause di incompatibilità e ad informare con la massima sollecitudine questo Ministero vigilante”, accoglie inopinatamente “la rinuncia all’attuale incarico di membro della Commissione investita della valutazione del progetto con l’Università di Catania, sottoscritto in qualità di Presidente dell’INGV, relativamente al quale era stata sollevata una presunta ipotesi di conflitto di interessi”  e  rimuove le limitazioni irrogate con lettera MIUR del 25 settembre 2014 prot. 21081.

E’ altresì lecito chiedersi che fine hanno fatto le altre incompatibilità: si era sbagliato il Responsabile della prevenzione della corruzione Ingv? Hanno preso un abbaglio i componenti del Collegio dei Revisori dei Conti?

Temiamo che il risultato di tutto ciò possa essere la mitridatizzazione di tutti, l’assuefarsi, il renderli immuni da ulteriori attacchi e da future contestazioni.

Oggi, dopo mesi di beghe interne e di lotte intestine che hanno paralizzato l’Ingv, in tutta fretta e a meno di due giorni dall’uscita della sentenza della Corte Europea sul precariato, il cda dell’Ingv ha approvato la delibera 151/2014, concernente l’attuazione del piano straordinario di assunzioni.

Infatti, la Corte di giustizia ha condannato l'Italia per l'abuso di contratti a tempo determinato e ha scritto che se il lavoratore ricopre una posizione lavorativa istituzionale che non risulta avere un titolare, dopo trentasei mesi di contratto di lavoro ha diritto di essere risarcito, anche con l’assunzione a tempo indeterminato.

La maggior parte del precariato Ingv possiede quindi i requisiti per la stabilizzazione ed anche per richiedere il conseguente risarcimento del danno. L’unico problema potrebbe essere la tempistica.

Infatti, se il 24 novembre scorso, a due giorni della sentenza della Corte Europea sul precariato, il cda dell’Ingv delibera di far scorrere solo alcune graduatorie e stabilisce quali siano i profili per “tematiche di interesse”,  probabilmente ad alcuni dei precari storici potrebbe venire meno uno dei requisiti fondamentali per la stabilizzazione, cioè non esserci più la vacanza della sua posizione lavorativa per il suo particolare profilo lavorativo.

Sarebbe quindi auspicabile, per evitare ricorsi e cause per risarcimento danni, che il cda rivedesse la sua delibera alla luce della recente sentenza della Corte Europea.

Forse sarebbe più semplice far scorrere i 172 precari storici inseriti nella graduatoria stabilizzazioni (riabilitata a tutti gli effetti dalla legge 101 del 2013); successivamente, esaurite le predette 172 posizioni, si potrebbe far scorrere per “tematiche di interesse” le graduatorie dei concorsi pre e post 2007 e, probabilmente, rimarrebbero ancora posizioni in organico da mettere a concorso.

In tal modo il cda si comporterebbe da buon padre di famiglia così come previsto dall’art. 1710 del codice civile; si risparmierebbero le risorse economiche necessarie per lo svolgimento di circa 150 concorsi; si ridurrebbero  al minimo i contenziosi legali e si rispetterebbe il principio ispiratore della legge 124 (legge Ingv) che autorizza l’ente ad assumere complessive 200 unità di personale “Per far fronte agli interventi connessi all’attività di protezione civile concernenti la sorveglianza sismica e vulcanica e la manutenzione delle reti strumentali di monitoraggio, anche al fine del superamento del precariato …”.

Ma forse deliberare il piano assunzionale è servito soltanto a difendere e conservare lo status quo o, meglio, le poltrone che tutti dicono di non voler occupare ma sulle quali tutti sono incollati con il Bostik.

Quella che è andata in scena per ben 5 mesi in via di Vigna Murata è stata dunque una farsa in perfetto stile italiano: tutti contro tutti, con un finale abbracci e  baci, volemose bene e per poco non c’è scappata anche qualche lacrimuccia.

Ma se il cda dell’Ingv oggi non gode più di credibilità, è soprattutto per responsabilità dei propri componenti, figli di un ente ormai alla deriva, dove tutto si può aggiustare, e spesso si aggiusta, saltando regole, etica e moralità.

La situazione che si è venuta a creare è la conseguenza di sotterfugi, favoritismi, finti anonimati e quant’altro.

In questo ente per conquistarsi un posto al sole, purtroppo, non solo bisogna sottostare ai “capetti” di sezione e di “struttura” ma bisogna avere anche una buona rete di protettori, meglio se ai piani alti.

Dell’attuale contesto nessuno ne parla perché si ha timore di scoperchiare un Vaso di Pandora, che non lascerebbe più nulla dell’attuale organizzazione. In buona sostanza, si ha paura di essere tagliati fuori per sempre.

In conclusione, possiamo dire che per l’intero vertice dell’Ingv è giunta l’ora di fare le valigie.

Vadano via, lascino ad altri la gestione delle future assunzioni, solo così potranno dimostrare di non avere interesse sulla formulazione delle liste di scorrimento e sui futuri concorsi.

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