Doveva raggiungere il Senato della Repubblica in fretta e furia, entro il 5 ottobre scorso, a seguito di una convenzione stipulata altrettanto affrettatamente tra lo stesso Senato e il Cnr, di cui Il Foglietto si è già occupato con tre articoli [1, 2, 3]; per questo, l’avv. Giuliano Salberini, primo ricercatore, il 17 novembre, con più di un mese di ritardo (forse perché l’urgenza era venuta meno), si è trasferito a Palazzo Madama, lasciando sguarnito l’Ufficio Affari giurisdizionali e giuridici di piazzale Aldo Moro che, due giorni dopo, in attesa della individuazione di un successore pleno jure, è stato preso in carico ad interim dal direttore generale dell’ente, Paolo Annunziato.
Avviata la procedura di selezione interna ed espletata l’istruttoria, con disposizione n. 1 del 7 gennaio 2016, a firma del medesimo direttore generale, è stato nominato il subentrante, nella persona di Giambattista Brignone, dirigente amministrativo di II fascia, già preposto alla direzione dell’Ufficio Comunicazione, informazione e Urp, incarico che manterrà ad interim fino alla scelta del suo sostituto.
Dal suddetto provvedimento di nomina del nuovo direttore degli affari giuridici si apprende, nelle premesse, una notizia che, almeno a Usi-Ricerca e a noi del Foglietto, risulta nuova e cioè che il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef), con nota, prot. 85228 del 6 novembre 2015, ha affermato l’illegittimità dell’attribuzione a ricercatori e tecnologi, affidatari della responsabilità di Uffici della Struttura centrale del Cnr, sia dell’indennità di cui all’art.22 Dpr 171/1991, già sospesa dall’amministrazione a decorrere dal 1 gennaio 2014, sia della indennità ex art. 9 ccnl del 5 marzo 1998.
In disparte il fatto che la decisione del Mef, per l’importanza che riveste, avrebbe dovuto essere portata all’attenzione di tutto il personale e delle organizzazioni sindacali, ma tant’è, resta da capire se quanto illegittimamente erogato ad alcuni ricercatori e tecnologi dell’amministrazione centrale, ai sensi dei citati articoli 22 e 9, sia stato o debba essere restituito dai beneficiari.
Un chiarimento al riguardo renderebbe un buon servizio alla correttezza e alla trasparenza amministrativa, cui – come dovrebbe essere noto – deve ispirarsi l’azione della pubblica amministrazione, soprattutto quando ad agire è il più grosso ente di ricerca del Paese, che assorbe quasi un miliardo di euro dalle casse dello Stato.