A piazzale Aldo Moro, sede storica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), a partire dall’inizio di gennaio piovono provvedimenti di proroga di incarichi.
Per alcuni, tale modus operandi sarebbe una sorta di imitazione di quello che, a livello governativo, avviene proprio all’inizio di ogni anno, una vera e propria ricorrenza, che si celebra con l’ormai famoso “decreto milleproroghe”, dove vengono stipati provvedimenti di proroga di ogni genere.
Per altri, invece, quello che sta accadendo al Cnr sarebbe stato determinato dal mancato utilizzo degli antichi, ma sempre validi, scadenzieri che – come noto – permettono di varare provvedimenti in largo anticipo rispetto ai termini di scadenza.
Ma forse nel più grosso ente di ricerca del Paese, in ossequio alla spending review, gli scadenzieri sembrano essere stati messi al bando, come pure gli alert che, chi di dovere, ben potrebbe attivare (a costo zero) sul proprio cellulare, per evitare di adottare provvedimenti di proroga di incarichi che sarebbe stato più corretto assegnare all’esito di nuove procedure selettive, indette molto prima della scadenza dei medesimi incarichi. E non successivamente.
Dalla fine di dicembre ad oggi, di proroghe di incarichi ne abbiamo contate una decina. Eppure le scadenze naturali di detti incarichi erano ben note dal momento del conferimento degli stessi.
Tra i casi a nostra conoscenza, c’è stata anche una proroga della proroga, nel senso che una prima proroga di sei mesi (forse perché ritenuta, dopo qualche giorno, insufficiente) è stata elevata a dodici, il tutto “nelle more della definizione della procedura per la selezione e l’affidamento di un incarico di responsabile della suddetta struttura tecnica a seguito della prossima riorganizzazione dell’Amministrazione Centrale”.
Inutile dire che, se l’ennesima riorganizzazione - puntualmente annunciata all’arrivo di un nuovo presidente o di un nuovo direttore generale - come sembra, sarà tutta di là da venire, un’altra pioggia di proroghe sarebbe scontata.