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Venerdì, 17 Mag 2024

 

Recentemente, è arrivata la sentenza del Tribunale del Lavoro di Bologna che, dopo anni di altalenanti pareri, certifica che il processo di stabilizzazione iniziato all’Ingv nel 2007, e bruscamente interrotto nel 2009, è ancora valido, attuale e legalmente perseguibile.

Alla lettura del dispositivo della predetta sentenza, tutti all’Ingv hanno pensato che ormai il problema del “precariato storico” dell’Ingv fosse finalmente risolto, infatti la “potenza” politica, morale e legale della sentenza di Bologna, non lascia alcun dubbio “i ricorrenti hanno diritto ad essere stabilizzati ex art. 1 comma 519 e seguenti Legge N° 296/2006 “.

Immediatamente, l’amministrazione convocava i tavoli sindacali, per informare tutti delle azioni da intraprendere.

Con sorpresa, si scopriva però che l’amministrazione voleva utilizzare la sentenza per avvalorare le richieste finanziarie economiche dell’Ingv presso il MIUR. Nulla aveva previsto la stessa amministrazione per far fronte alla risoluzione dei precari stabilizzandi, anzi alla richiesta delle sigle sindacali, di sospendere almeno temporaneamente le procedure concorsuali al fine di trovare una soluzione per assumere il personale precario inserito nelle liste di stabilizzazione, il Direttore Generale dell’ente si mostrava irremovibile di fronte alla possibilità di rinviare e/o revocare alcuni concorsi già banditi ma non ancora espletati.

Analoga soluzione veniva proposta anche dalla gran parte dei dirigenti di ricerca dell’Ingv e dal coordinamento precari.

Durante la riunione del CDA del giorno seguente, il Presidente dell’Ingv, supportato dal Direttore Generale, confermava l’intento di procedere con i concorsi perché era impossibile sospenderli e/o revocarli e sosteneva di voler trovare una soluzione per i precari stabilizzandi, utilizzando la “legge Madia”, i cui decreti attuativi, però, non sono ancora disponibili e, al momento, non è possibile sapere quando diventeranno efficaci.

Ancor più eclatante, nel corso della stessa riunione del CDA, risultava la dichiarazione del consigliere G. Neri che “… facendo seguito ai contenuti della Sentenza del Tribunale di Bologna riguardante la materia dei diritti di stabilizzazione dei precari INGV e condividendo le valutazioni espresse dal Consigliere Selvaggi in ordine alla necessità di considerare i diritti degli stabilizzandi, dichiara di essere favorevole alla sospensione dei concorsi in atto e chiede che tale proposta di sospensione dei concorsi in atto venga posta ai voti". Votazione mai avvenuta, come riportato sempre dal Consigliere Neri che, “…non avendo chiare le conclusioni del CdA in merito alla votazione da lui richiesta, prende comunque atto che la votazione non ha luogo”.

Immediata è stata la reazione di tutto il “popolo” Ingv che, a tutti i livelli, ha tempestato il vertice con diffide, richieste di astensione ed esonero dai turni di sorveglianza e reperibilità con le seguenti motivazioni “ Il rapporto di fiducia tra lavoratori e vertici, necessario per il buon svolgimento di compiti così delicati come il servizio di sorveglianza sismica e vulcanica, risulta seriamente compromesso dalle posizioni emerse in CdA, al punto da indurci a rifiutare ogni ruolo o responsabilità assunti su base volontaria”.

Altrettanto forti le argomentazioni contenute in una lettera indirizzata dalla maggioranza dei Dirigenti dell’Ingv al Presidente, al Direttore Generale e al CDA:

“Desideriamo esprimere la nostra opinione sulla cruciale e scottante questione del ‘precariato storico’; questione la cui soluzione è fondamentale per il nostro Ente, come ben ci ricorda l'incipit dell’Art. 24 della Legge 128/2013, con la quale si assegnavano all’INGV - unico tra tutti gli Enti di Ricerca - ben 200 nuovi posti in organico proprio per risolvere questo problema:

“Per far fronte agli interventi urgenti connessi all'attività di protezione civile, concernenti la sorveglianza sismica e vulcanica e la manutenzione delle reti strumentali di monitoraggio, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) è autorizzato ad assumere …".

"I 200 posti concessi ‘straordinariamente’ all'INGV devono servire a sanare la piaga del nostro precariato storico, per il corretto funzionamento delle attività di sorveglianza oltre che per la ricerca e per le attività di supporto alla ricerca stessa. Non possono e non debbono quindi essere utilizzati per altri obiettivi”.

Dopo tali prese di posizione, il Presidente ed il Direttore Generale hanno repentinamente cambiato rotta e, nel corso dell’assemblea del personale precario del 2 maggio u.s., dopo una esposizione – apparsa tanto ottimistica quanto approssimativa - sulle risorse finanziarie dell’Ingv e sulla opportunità di utilizzare i citati decreti attuativi della "legge Madia", sorprendentemente la DG dichiarava che era possibile rinviare i concorsi a data da destinarsi, in attesa di trovare lo strumento normativo per assumere gli stabilizzandi, a fronte di un parere giuridico.

Quanto alla tesi espressa dal Presidente sui crediti vantati dall’Ingv nei confronti del MIUR per l’applicazione dell’art. 24 della Legge 128/2013, essa appare poco convincente atteso che lo stesso MIUR deve erogare 2 milioni di euro l’anno all’ente, ma solo a fronte dell’assunzione a tempo indeterminato di quaranta unità di personale l’anno e, solo se le stesse vengono immesse in ruolo all’inizio dell’anno.

L’Ingv, infatti, non può rinnovare contratti su fondi di progetto, fondi istituzionali e fondi del Dipartimento della Protezione Civile e, poi, esigere somme non dovute dal MIUR per assunzioni che di fatto non sono ancora avvenute.

Una Amministrazione più efficiente avrebbe dovuto espletare i concorsi per tempo, formulare una lista di 200 vincitori e, all’inizio di ogni anno, in funzione delle proprie necessità, assumerne 40, come previsto dalla legge. Solo cosi – a nostro avviso e non solo - avrebbe potuto vantare un credito nei confronti del MIUR di 2 milioni di euro annui.

Non si possono fare i concorsi in ritardo, assumere a fine anno vincitori, come più volte accaduto, e poi pretendere da parte del MIUR il rimborso tout-court dell’intera annualità.

Riassumendo: il vertice Ingv prima si trincera dietro la normativa; poi, messo alle strette dal “popolo” Ingv al completo, torna sui propri passi e fa propria l’idea di rinviare i concorsi per verificare, tutte le opportunità per risolvere il precariato storico.

E’ chiaro che la strada è già stata delineata dalla sentenza di Bologna, con il riconoscimento immediato del diritto all’assunzione di tutti gli stabilizzandi, così com’è chiaro ed evidente che il comportamento dell’Amministrazione in una vicenda così delicata e vitale per tanti lavoratori precari di lungo corso si appalesa confuso e contraddittorio.

Eppure, stiamo parlando di un ente deputato per Statuto a rispondere al Paese in termini di sicurezza sismica, vulcanica e da poco anche sulla eventualità di possibili tsunami che potrebbero interessare le nostre coste.

Una situazione alquanto confusa si delinea all’orizzonte anche per l’Osservatorio Etneo, alla luce della proposta di riorganizzazione della Sezione.

Ma questa è un’altra storia della quale contiamo di occuparci al più presto, dal momento che non ha superato il visto del Cda nella riunione del 28 aprile u.s..

Tornando alla questione "precari storici", a nostro avviso, la Direttrice Generale deve dare ascolto al “popolo” Ingv e recedere dalla decisione di non revocare i concorsi, avviando – senza alcun timore - immediatamente le stabilizzazioni, così come scritto nella sentenza del Tribunale di Bologna.

Ciò che dovrebbe far riflettere, invece, sono le possibili esenzioni dalla turnazione di sala operativa e dalla reperibilità, protocollate da un nutrito numero di dipendenti che “in assenza di un’indicazione chiara e inequivocabile sull’avvio del processo di stabilizzazione come strada prioritaria rispetto alla soluzione concorsuale, non intendono prendere parte alla prossima programmazione dei turni di sorveglianza e reperibilità della sala Operativa dell’Osservatorio Etneo -Sezione di Catania.”.

Ci saremmo aspettati che al problema fosse dedicato uno specifico punto all’Odg del CDA che si terrà il 15 maggio p.v., ma così non è. Forse si è ritenuto che il rinvio delle prove concernenti i concorsi pubblici e riservati, previsto dal Decreto del Direttore Generale n. 244 del 3 maggio 2017, dovuto alla “delicata fase di passaggio alla nuova organizzazione degli Uffici dell’Amministrazione Centrale”, sarebbe bastato a rasserenare momentaneamente gli animi.

Ma così non sembra essere stato.

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Coordinatore nazionale Usi-Ricerca

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