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Martedì, 30 Apr 2024

Qualche settimana fa la stampa ha riportato una “intemerata” di Presidente e Presidente Onorario dell’Accademia dei Lincei sul tema della autonomia scientifica, con particolare riferimento a quella dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) che sarebbe minacciata, secondo loro, dal rapporto economico con il Dipartimento della Protezione Civile (DPC).

Che cosa di grave stava succedendo, da richiedere l’intervento pubblico di figure così illustri, una delle quali poche ore dopo avrebbe ricevuto la comunicazione del Premio Nobel per la Fisica?

L’intemerata è stata rilasciata verso la fine di una vicenda durata alcuni mesi che ha visto INGV, mediante un emendamento alla legge di conversione del “Decreto Sostegni”, approvata lo scorso luglio, venire sganciato dal rapporto di convenzione con il DPC, garantendosi in cambio un consistente fondo annuale indipendente, a scapito dei fondi dello stesso DPC. Successivamente, mediante un capitolo di Decreto Legge (Disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile) convertito in legge dal Parlamento (legge 8 novembre 2011 n. 155), INGV è stato parzialmente ricondotto al rapporto di convenzione con DPC per una cifra attorno alla metà di quella “recuperata” in precedenza, e si è visto garantire l’altra metà mediante fondi del Ministero di Economia e Finanza.
I complessi passaggi e molte delle dichiarazioni a riguardo sono rintracciabili in questo articolo e nelle fonti ivi citate:

https://terremotiegrandirischi.com/2021/11/09/ferma-restando-lautonomia-scientifica-di-massimiliano-stucchi/

Al di là degli aspetti meramente finanziari, colpiva il desiderio di INGV – sceso in campo nella persona del suo Presidente – di svincolarsi da un rapporto di convenzione con il DPC. E colpiva, ancora di più, il fatto che il citato emendamento avesse introdotto la frase “Ferma restando l’autonomia scientifica dell‘INGV….”, frase peraltro mantenuta anche dal Decreto parzialmente correttivo. Essendo l’autonomia scientifica di un ente di ricerca sancita dalla sua legge istitutiva, dal suo Statuto e dalla prassi corrente, veniva da chiedersi se il rafforzamento del concetto tramite una frase inserita a modifica della legge istitutiva dell’INGV fosse davvero necessario; ovvero, se l’autonomia scientifica dell’ente fosse realmente compromessa – o in pericolo di esserlo – e in questo caso quali ne fossero i termini e soprattutto le evidenze.

A sostegno della tesi della autonomia in pericolo, o addirittura perduta, l’articolo dei Lincei titolava “La ‘libertà’ dell’INGV è durata quanto la vita di una farfalla” (!) e sosteneva poi che

“Lobby culturali possono determinare conflitti d’interesse quando la scienza viene messa sotto controllo, di fatto influenzando la direzione e la qualità della ricerca. Il caso dell’INGV è paradigmatico di questo corto circuito, probabilmente ereditato da stratificazioni organizzative iniziate a crearsi nei decenni passati”

tipica frase di carattere allusivo, senza esplicitazione, che in bocca a esponenti di quella che è, nei fatti, una lobby culturale faceva sorridere. Ricordo peraltro che l’Accademia dei Lincei è a sua volta una lobby; una istituzione riservata agli Accademici (professori universitari; per capirci, ricercatori degli enti di ricerca non vi accedono), che conta 540 membri divisi in tre qualifiche, suddivisi in due classi (Scienze Fisiche e Scienze Morali), a loro volta divise in categorie tematiche. In sostanza, una specie di SuperLega, cui si accede solo per presentazione da parte di membri dell’Accademia stessa, valutata successivamente secondo procedure interne.

https://www.lincei.it/it
https://it.wikipedia.org/wiki/Accademia_Nazionale_dei_Lincei

Il Presidente INGV, in una intervista, andava giù ancora più pesante:

“ciò dimostra in realtà che la Protezione Civile vuole gestire i finanziamenti dell’INGV per poterne controllare le attività, contraddicendo la incontestabile autonomia scientifica”.

altra allusione esagerata (“i finanziamenti dell’INGV”: addirittura? Tutti? O soltanto quelli delle convenzioni DPC-INGV?), formulata senza peraltro dimostrare un bel niente.
Ma tanto era bastato a far chiedere all’intervistatore se “in caso di mancata autonomia dell’INGV c’è un rischio sicurezza per i cittadini?”, come se la sicurezza dei cittadini non dipendesse anche, e forse maggiormente, dallo stesso DPC.

E all’interno dell’INGV veniva organizzata una petizione con la quale “si chiede al Senato di intervenire per assicurare la completa autonomia economica e quindi scientifica dell’INGV”.

Come si diceva più sopra, le evidenze del pericolo di perdita dell’autonomia scientifica non sono state rese disponibili: e questa è una mancanza grave, in ambito scientifico. Tanto più che la parte più significativa delle convenzioni fra DPC e INGV riguarda il monitoraggio strumentale dei terremoti e dei vulcani, argomento in cui risulta difficile concepire un intervento “limitativo” da parte di DPC.

Certo, storicamente i rapporti fra DPC e INGV non sono stati privi di qualche frizione, che tuttavia a mia memoria non ha mai riguardato il problema della autonomia scientifica dell’ente e dei suoi ricercatori. Si potrebbe forse pensare a difficoltà legate alla partecipazione alla “Commissione Grandi Rischi” (CGR) da parte del Presidente o di altri ricercatori; si potrebbe magari anche convenire sul fatto che Presidenti o ricercatori di enti di ricerca che intrattengono rapporti di convenzione con DPC non debbano far parte della CGR, al fine di garantire a questa la totale indipendenza di giudizio. Tuttavia non sembra questo l’argomento del contendere. Quindi?

Alla fine, il topolino partorito dalla montagna salta fuori. I Lincei affermano:

"..la Protezione Civile impone all’INGV molti dei criteri con cui svolgere queste attività. Tra questi, per esempio, anche quelli della mappa di pericolosità sismica nazionale, che detta le norme con cui costruire in modo antisismico. I criteri scientifici per fare questa mappa devono essere decisi da un ente scientifico, non da una struttura non scientifica…“. [per esempio….!]

Il Presidente INGV ha ripreso questi argomenti e si è anche spinto oltre in occasione di una audizione da parte della Commissione Ambiente del Senato.

Spiace davvero che Lincei tanto importanti abbiano reso affermazioni tanto gravemente imprecise da poter essere classificate quasi come fake news: fatto inaccettabile per degli scienziati da cui di solito ci si aspetta che si documentino prima di fare affermazioni importanti, senza limitarsi a utilizzare fonti di seconda mano.

Per quanto riguarda il Presidente dell’INGV, è noto che la presunta inadeguatezza della mappa di pericolosità sismica MPS04 rappresenti un pensiero persistente dal quale non riesce a liberarsi da anni, a dispetto di tutte le spiegazioni disponibili.
Provo un senso di fastidio a pensare di dover rispondere qui con controdeduzioni che sono disponibili in molti articoli, a cominciare da questo:

https://terremotiegrandirischi.com/2021/11/16/lossessione-della-mappa-di-pericolosita-sismica-di-massimiliano-stucchi/

Vedo con tristezza che il tema, già oggetto di una tendenziosa trasmissione di “Presa Diretta”, viene ripreso ogni tanto – nel silenzio generalizzato della categoria degli ingegneri – da giornalisti superficiali e anche da ricercatori importanti: giapponesi nascosti nella giungla da vent’anni, ancora convinti di non aver perso la guerra.

Massimiliano Stucchi
Sismologo, già dirigente di ricerca e direttore della Sezione di Milano dell’INGV
Ha coordinato il gruppo di lavoro che ha portato alla redazione del modello di pericolosità sismica MPS04, adottato in seguito come riferimento per le Norme Tecniche delle Costruzioni (NTC08 e NTC18)

 

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