A premiare Marta Biagioli, ricercatrice al Centro di Biologia integrata (Cibio) dell’Università di Trento, dove dirige il laboratorio di NeuroEpigenetica. due fondazioni d’oltre oceano, impegnate nello studio di malattie neurologiche: un “Innovator Award” da 50 mila dollari, che le è appena stato attribuito dalla Citizens United for Research in Epilepsy, e un “Young Investigator Award” di 70 mila, che ha ricevuto per il biennio 2016-2017 dalla Brain and Behavioral Research Foundation.
Motivo degli ambiti riconoscimenti, i risultati di un lavoro di ricerca ovvero l’idea innovativa che si basa sull’utilizzo di una classe di RNA non-codificanti, per decenni considerati sottoprodotti del metabolismo cellulare.
Per decenni si è pensato che fossero delle molecole inutili, prodotte per errore dalle cellule. Solo di recente se ne è cominciata a capire l’utilità. E adesso sono alla base di un approccio terapeutico innovativo per malattie neurologiche come autismo e epilessia, sviluppato appunto dalla Biagioli e dal suo team di ricercatrici.
«Sappiamo – dice Marta Biagioli – che le informazioni per il corretto funzionamento degli organismi risiedono nel DNA, un lungo filamento che racchiude dati “codificati” e usa un alfabeto di sole quattro lettere per formare le parole, ovvero gli amminoacidi, che unendosi tra loro formano le proteine, i mattoni funzionali delle cellule. Le informazioni contenute nel DNA vengono “trasformate” in proteine attraverso una molecola che funge da ponte, da intermediario: l’RNA. Mentre è da tempo conosciuta la funzione dell’RNA che codifica proteine, per decenni, l’RNA non-codificante proteine è stato negletto, si è creduto che non avesse senso e fosse creato per “errore” dalle cellule. Oggi sappiamo, invece, che questo RNA non-codificante svolge importanti funzioni regolatorie nei confronti di altri RNA codificanti proteine e in molti altri processi cellulari».
La dottoressa Biagioli, 44 anni, toscana di nascita, biologa molecolare, dal novembre 2014 al Cibio, con esperienza in genetica umana maturata alla Harvard Medical School di Boston, si occupa, con il suo team, di malattie dello spettro autistico ed epilessia che possono derivare dalla produzione insufficiente di specifiche proteine.