La FAO ha dichiarato il 2021 l’anno internazionale della frutta e della verdura per sensibilizzare l’opinione pubblica sui vantaggi per la salute derivanti dal suo consumo, utile e necessaro per una alimentazione e uno stile di vita sani.
Una dichiarazione che capita a fagiolo, per rimanere nel campo degli alimenti, in un anno nel quale al netto delle mascherine, del distanziamento sociale e del rispetto delle regole covid, siamo divenuti più proattivi nel nutrirci con intelligenza, per rafforzare le nostre difese immunitarie, “armi formidabili” per combattere meglio questa pandemia che sembra non voler mollare la presa.
La “buona notizia” è che la forzata permanenza in casa a causa del lockdown, ha prodotto un aumento sensibile del consumo di frutta e verdura fresca e trasformata: + 20% per l’acquisto di frutta e +13,4% per l’acquisto della verdura (Fonte: Nomisma-Crif).
Ma la notizia più importante e che si comincia ad intravedere un timido cambiamento di abitudini nell’acquisto e nel consumo degli alimenti.
Un Italiano su tre ha mangiato più frutta e verdura prestando attenzione ai valori salutistici associati al consumo dell’ortofrutta, in particolare quella con la vitamina C, la cui vendita nella distribuzione moderna e aumentata del 15,8 % rispetto allo stesso periodo del 2019 (3,3%).
Altro dato interessante, che viene in evidenza, è la maggiore attenzione alla salute e al benessere, coniugato con una grande riscoperta dell’italianità dei prodotti, considerati sempre di più salubri e sicuri
La crescita delle vendite di tutti quei prodotti che riportano in etichetta claim sul rafforzamento del sistema immunitario e sulla presenza di vitamine, è dovuto essenzialmente al valore aggiunto che viene determinato dalla lettura attenta dell’etichetta stessa, non solo per le informazioni obbligatorie (tabella nutrizionale e degli ingredienti) ma anche per quelle legate alla sostenibilità, alla provenienza del prodotto e alla responsabilità sociale delle imprese.
Sono tutte notizie che portano a due riflessioni.
La prima è che i dati appena descritti, fanno intravedere forti segnali di aumento della consapevolezza dei cittadini consumatori: il nutrirsi con intelligenza, oltre a rafforzare le difese immunitarie, in questo particolare periodo migliora la qualità della vita.
La seconda è che appare evidente, e bisogna prenderne atto, che costretti dalla pandemia e/o dalla “paura” (che spesso può divenire ottima riordinatrice delle società) è possibile sviluppare una educazione comportamentale che porta a migliorare l’approccio al cibo quotidiano.
Consapevolezza ed “educazione” alimentare sono i driver attraverso i quali il modello alimentare e lo stile di vita suggerito dalla "Dieta Mediterranea" può determinare uno stato completo di salute e benessere .
Quando finirà questa pandemia (perché finirà!!!), se sapremo cogliere in positivo alcuni segnali e la ferma convinzione che è necessario nutrirsi consapevolmente piuttosto che alimentarsi, che la sedentarietà imposta dal covid non può far parte della nostra quotidianità, avremo compiuto un cambio di passo utile a raggiungere da protagonisti il nostro benessere fisico.
Fra il dire e il fare non ce più di mezzo il mare ma il cominciare.
Vito Amendolara
Presidente "Osservatorio Dieta Mediterranea"