La gestione ecologica e sostenibile delle acque interessa praticamente tutte le città, non solo quella in cui vivo.
La rete delle fognature urbane, infatti, è di tipo” unitario”, ovvero di tipo misto perché raccoglie:
• continuamente gli scarichi idrici provenienti dalle abitazioni;
• continuamente le acque di fossi e ruscelli in cui in passato fu consentito l’immissione degli scarichi delle abitazioni e, una volta inquinati, trasformati in fognatura, furono tombati in canalizzazioni interrate;
• le acque piovane che scolano da strade, dai tetti, e dai piazzali.
Una rete così fatta è insostenibile perché, in ogni momento, continuamente, all’impianto di depurazione comunale arrivano le acque degli antichi fossi e ruscelli cancellati dalla superficie terrestre, che non avrebbero avuto bisogno di essere depurati essendo di per sé, in natura, acque non inquinate.
Ad esempio, il grande impianto di depurazione di Pescara, città dove vivo, riceve esattamente il doppio delle portate attese se trattasse solo gli scarichi urbani (150, massimo 200 litri di acque di scarico per ciascun abitante, al giorno) e ciò comporta, tra l’altro, un aumento importante, per il Comune e per le bollette dei cittadini, dei costi per i sollevamenti con idrovore e pompe e per trattamenti all’interno dell’impianto. Richiede, ancora, un sovradimensionamento, il gigantismo delle fognature fino ad arrivare a quelle veramente esagerate del “collettore rivierasco” che, sempre a Pescara, è più simile a una metropolitana che ad una fognatura, così realizzato per evitare, quando piove, il rischio di allagamenti del lungomare.
Ma non tutta la città ha una simile "metropolitana" per gli scarichi dai costi da capogiro: per quanto grandi, le fogne miste ordinarie, nel corso degli eventi di pioggia di qualche consistenza, vanno in piena e, siccome il depuratore non può ricevere quelle alte portate idriche (ne verrebbe disattivato), entrano in funzione gli sfiori diffusi lungo la rete, che smaltiscono le acque inquinatissime nel fiume o direttamente nel mare procurando - come danno minimo - l’insorgere di divieti di balneazione.
Mantenere la commistione tra acque nere e acque bianche ha un forte impatto ambientale, ha costi ecologici che gravano sul cittadino, in bolletta, cifre evitabili rispetto al servizio fornito!
In conclusione, poiché quando si aprono cantieri per il rifacimento di tratti di fognature, si effettuano scavi importanti, si impegnano grosse cifre di denaro per i lavori pubblici, si intercettano le fogne derivanti dalle abitazioni, perché non si procede alla separazione tra le acque di fogna e quelle degli antichi fossi e ruscelli?
Mentre scrivo, ad esempio, i lavori in corso a Pescara in via Monte Faito, in zona ospedale, riguardano un antico corso d’acqua superficiale - perenne - e con discreta portata idrica, bellissimo, che fu trasformato in fogna verso la fine del 1950. Inquinato, scorre oggi sotto via Fonte Romana e viene inviato al depuratore attraverso idrovore poste al di sotto della rotatoria in piazza Pierangeli, e ha un ponte dedicato per l'attraversamento del fiume ma, quando piove, dalle idrovore il liquame eccessivo viene direttamente immesso nel fiume Pescara.
Nel ’92, una pioggia forte lo fece debordare e furono allegate tutte le abitazioni del posto, finanche le sale operatorie dell’ospedale Pierangeli e, nel parcheggio dell’ospedale civile, le auto furono sommerse.
Il fosso Mazzocco, di dimensioni importanti, è captato da anni con idrovore in funzione h24 e inviato con successivi pompaggi, per intero a una decina di km di distanza fino al depuratore di Montesilvano: sarebbe bastata una modesta fognatura per le pochissime acque di scarico che vi pervengono per evitare la realizzazione di opere idrauliche imponenti (sia per realizzazione che per la gestione) trattando gli scarichi localmente! Magari con un fitodepuratore, che ha costo zero di manutenzione ed esercizio.
Visto che si aprono trincee nelle strade, occorre come minimo mettere in posa due tubi, uno per le sole acque di scarico e l’altro per le acque bianche, meteoriche! Se poi volessimo fare la cosa più giusta, dopo la separazione delle acque nere - le sole da inviare al depuratore - si può riportare alla luce lo storico corso d’acqua naturale, ricostruendo l’alveo superficiale naturaliforme.
L’acqua quando è inquinata respinge, ma quando è pulita con la stessa forza attira, è gradita e contribuisce a migliorare il paesaggio e microclima locale.
Inviare le sole acque luride al depuratore, consentirebbe risparmi economici importanti e possibilità di depurare SEMPRE, anche quando piove, perché le fogne nere - separate dalle bianche - non andrebbero in piena, non inquinerebbero dagli sfiori, non produrrebbero divieto di balneazione e fecalizzazione dell’ambiente. E, se mantenessimo le acque piovane governate separate e pulite, potremmo raccoglierle in stagni o serbatoi per irrigare aiuole e parchi nei periodi di siccità.
Separazione tra acque bianche e acque nere, rinaturalizzazione delle acque bianche superficiali: questa è, scientificamente, la via della sostenibilità ecologica, economica e sociale. Se non la pratichiamo oggi, con lavori in corso, quando?
Lo so, la risoluzione del problema richiede anni, ma se lo si assume come linea politica, come processo, un po’ alla volta si arriverà al risultato. E per questo occorre farsi sentire perché, in definitiva, il problema riguarda il destino dei soldi nostri e del nostro ambiente.
Giovanni Damiani
Già Direttore di Anpa e già Direttore tecnico di Arta Abruzzo
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