di Claudio Argentini
Lo scorso giovedì un gruppo di sindacalisti fuori dal mondo era riunito all'Aran in rappresentanza dei lavoratori di Università e Ricerca.
Ma forse sarebbe meglio dire di speculatori e mediatori finanziari. Erano stati convocati (e Usi/RdB con loro) per ratificare la richiesta di adesione al fondo complementare Sirio (il fondo pensione integrativo dei lavoratori pubblici ministeriali).
Avreste dovuto sentirli, confederali e autonomi, piangere per i danni (sic!) patiti dai lavoratori in questi anni per la mancanza di un fondo pensionistico privato.
Per costoro i guai dei lavoratori non dipendono dal blocco triennale dei contratti o dalla legge Brunetta, peraltro concordati con Cisl e Uil, ma dalla mancanza dei fondi pensione.
Usi/RdB è intervenuto per ribadire che i fondi complementari rappresentano la privatizzazione del sistema pensionistico; uno strumento dannoso e in continua perdita; non in grado di dare alcuna certezza pensionistica, essendo basati sulla competitività delle imprese, e quindi, sull'abbassamento del costo del lavoro; una disgrazia per tutti i lavoratori.
Se Sirio vedesse oggi la luce, oltre a rappresentare un buco nero per i soldi investiti, provocherebbe di fatto, a causa del blocco dei contratti, una erosione dei salari. Un vero e proprio scippo.
Da evitare a ogni costo.