di Adriana Spera
Con la manovra correttiva varata nei giorni scorsi dal Governo e il decreto sviluppo approvato dal Parlamento si è persa l'ultima occasione per far ripartire l'economia italiana, agganciare la ripresa, che vede in testa paesi come Germania e Polonia, e ridistribuire risorse ai meno abbienti.
Ma per fare una manovra a favore e non contro i lavoratori sarebbe necessario che l'Esecutivo avesse un'idea di gestione delle risorse pubbliche non ragionieristica ma pubblicista e solidale. Invece, riemergono come sempre gli infiniti conflitti d'interesse.
Tanto per citarne alcuni, dal cancellato comma salva-Fininvest, all'imposizione per gli istituti di previdenza di investire risorse nei fondi pensione; dalle nuove norme sulle frequenze televisive, allo smantellamento di Cinecittà spa e al conferimento del patrimonio degli enti locali in fondi di investimento pubblico-privato.
I tagli riguarderanno i soliti noti, gli unici che non possono evadere il fisco: i dipendenti pubblici. Per questi, come noto, è previsto il blocco delle retribuzioni fino al 31 dicembre 2014; l'indennità di vacanza contrattuale sarà successivamente regolamentata, ma le visite fiscali avverranno certamente nel primo giorno di malattia, qualora esso cada in data pre o post festività.
Non si potranno fare assunzioni se non nel settore sicurezza. I famosi premi ai dipendenti virtuosi potranno essere erogati solo se le amministrazioni potranno certificare i risparmi di bilancio conseguiti, una mission impossible alla luce dei tagli.
E' prevista una drastica riduzione delle prestazioni sanitarie in convenzione, con l'introduzione di ticket sulle prestazioni di pronto soccorso e sui medicinali (nelle regioni in deficit, si duplicherà).
Gli enti locali dovranno ridurre gran parte dei servizi al cittadino con ulteriori tagli per 9,5mld, che sommati a quelli della finanziaria ammontano a 22 mld. Alla fine, il conto più alto lo pagheranno le donne, in particolare le dipendenti pubbliche, che potranno andare in pensione di anzianità solo a 65 anni.
Fino al 2014, chi ha una pensione da 3 a 5 volte la minima avrà adeguamenti all'inflazione fino al 45%, per importi superiori non vi sarà alcun adeguamento.
A chi sente la necessità di reagire contro questa iniqua manovra, ricordiamo che venerdì prossimo ci sarà uno sciopero di protesta di due ore, indetto dal sindacalismo di base.