di Adriana Spera
Lungi dal fare quell’antipolitica che va tanto di moda e che rischia di portarci davvero ad un’oligarchia, ma i benefit, in tempi di sacrifici per i più deboli, suscitano davvero indignazione.
E’ il caso dell’Assistenza sanitaria integrativa di cui godono i parlamentari presenti e passati con le loro famiglie (5574 persone), che costa al contribuente più di 10 mln annui, mentre il contributo dei parlamentari benficiari è irrisorio, poco più di 500 euro mensili, vale a dire circa il 2,5% delle varie indennità percepite.
Andando alle voci di spesa c’è da restare basiti. Alla consistente platea di privilegiati viene garantito persino il rimborso integrale dei ticket sanitari. Quegli stessi ticket che i comuni vulnerabili mortali da domenica scorsa pagano in misura ancora più insopportabilmente consistente.
Ma non basta, i 5574 non pagano spese sanitarie, che gli altri devono affrontare quasi sempre senza l’ombrello della sanità pubblica, come ad esempio quelle per cure odontoiatriche, termali, omeopatiche, fisioterapiche, psicoterapeutiche, sclerosanti per le vene varicose e di chirurgia plastica.
Nella manovra c’è un taglio consistente per la spesa sanitaria, in particolare sui medicinali. Per gli ospedali, si pone addirittura un tetto di spesa, mentre per i cittadini è stato ridotto il numero dei farmaci esenti. La scure si abbatte anche sulle protesi di ogni genere. Invece, ai predetti beneficiati viene garantito il rimborso integrale persino degli occhiali.
Per i comuni cittadini, corsie di ospedale spesso impraticabili e ticket per visite specialistiche a volte approssimative e dopo mesi di attesa; a lor signori, il ricovero gratuito in cliniche private esclusive, con comfort di ogni genere, con assistenza da parte dei luminari della medicina.
Al cittadino normale, il pagamento integrale per le analisi non convenzionate, che “loro” naturalmente non pagano.
Per tutti, il difficile riconoscimento della legge 104 per assistere i parenti malati; per loro l’assistenza infermieristica gratuita.