di Biancamaria Gentili
Quanto preannunciato da UsiRdB il 28 giugno scorso si è avverato. Il 15 settembre, Aran, Cgil, Cisl e Uil hanno sottoscritto l'accordo sul Fondo, chiamato Sirio, di previdenza complementare, anche per i lavoratori della Ricerca.
Una decisione aberrante, non solo dal punto di vista sostanziale ma anche temporale. Se è vero che l’adesione al Fondo sarà su base volontaria, è altrettanto vero, però, che, oltre a prelevare dalla busta paga la quota mensile di adesione, quando verranno riattivati i contratti collettivi, il cui blocco è destinato a protrarsi fino al 2017, una parte delle risorse destinate agli incrementi salariali sarà dirottata dal governo nel Fondo, con la conseguenza che chi non ha aderito contribuirà in maniera coatta a finanziare il Fondo stesso.
Le parti (Aran e confederali, questi ultimi riappacificatisi nella circostanza) non potevano scegliere momento peggiore per sottoscrivere l’intesa, visto la catastrofica siruazione della Borsa, dal cui andamento, come noto, dipende la sopravvivenza o meno dei Fondi pensione. Ciononostante, i rappresentanti confederali non hanno dissimulato la loro soddisfazione, racchiusa in una nota congiunta: “Si tratta di una grande opportunità che riguarda oltre 250 mila lavoratori ... che viene incontro alla richieste dei lavoratori giustamente preoccupati del loro futuro previdenziale...”.
Ora, per fare proseliti, dovranno pubblicizzare la novità con slogan del tipo. “Ti tagliano la pensione? Niente paura, c’è il Fondo Sirio che ti arricchisce con i guadagni di Borsa”.