di Adriana Spera
Tempi duri per il diritto alla cultura, dopo i tagli a scuola e università, che produrranno un ulteriore decadimento di queste agenzie educative e la negazione del diritto all'istruzione sancito dall'articolo 34 della Costituzione.
Sembra sia in funzione una macchina del tempo che ci ha riportato alle classi pollaio degli anni '60. Allora mancavano gli edifici scolastici; oggi gli insegnanti, lasciati a casa da un governo da sempre poco estimatore dell'istruzione.
Non ci sono più borse di studio, case per gli studenti universitari fuori sede. Il diritto ad accedere alla facoltà che si vuole, a scegliere il proprio futuro, viene determinato dal superamento di insulsi e insignificanti quiz. Risultato: meno diplomati e laureati, in un paese che già è tra gli ultimi in Europa per livello di istruzione e di lettura. In futuro, dovremo importare medici e ingegneri.
Come se non bastasse l'operato della maggioranza che ci governa, anche un cospicuo quanto autorevole gruppo di deputati del Pd, capeggiato dall'onorevole Ricardo Franco Levi, ha voluto dare un suo fattivo contributo, presentando e raccogliendo un consenso bipartisan su una proposta di legge, che mette un tetto agli sconti sui libri.
La proposta, trasformata in legge n. 128/2011, in vigore dal 1° settembre scorso, denominata "Nuova disciplina del prezzo dei libri", paradosso dei paradossi, mira "al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della cultura" (art. 1, co. 2).
Come ciò possa avvenire non è chiaro, visto che pone il limite del 15% agli sconti sui libri. Gli editori possono fare campagne promozionali - alle quali i librai sono liberi di non aderire - con sconti del 25%, per periodi limitati a un solo mese all'anno. Biblioteche e istituzioni pubbliche possono avere uno sconto massimo del 20%. In precedenza era del 35%.
I procedimenti sanzionatori sono affidati ai comuni. Grazie a questa legge, le istituzioni culturali potranno acquistare ancora meno libri e le famiglie subiranno ancora di più il "caro libri". Vero obiettivo del legislatore è quello di colpire l'e-commerce, ossia la vendita on ine di libri da parte di siti, come ad esempio Amazon, che praticavano sconti fino al 50%. Con la legge 128 si è voluto riesumare la vecchia e disattesa legge n. 62 del 2001, riadattandola ai tempi di internet.
Quest'ultimo è uno strumento che sembra preoccupare l'on. Levi, che nel 2007, con un disegno di legge (mai approvato), voleva imporre il registro degli operatori di comunicazione e il direttore responsabile per i siti web.