di Flavia Scotti
"La crisi ha gravemente inciso sui redditi delle famiglie italiane riducendone la capacità di risparmio".E' quanto afferma Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d'Italia.
Nel 2011, prosegue l'Istat, la propensione al risparmio delle famiglie è calata di 0,7 punti percentuali e il potere d'acquisto dello 0,5%. Il quarto anno consecutivo con il segno meno.
Ma le famiglie italiane non sono tutte uguali. Chi sta pagando maggiormente il costo della crisi?
A rispondere a questa domanda ci ha pensato uno studio ad opera di Monica Montella, Franco Mostacci e Paolo Roberti, ricercatori ed analisti economici, pubblicato sul sito LaVoce.info di Tito Boeri.
Il quotidiano La Repubblica ha ripreso le principali conclusioni della ricerca, con un articolo dal titolo "Famiglie povere senza difesa, per loro il costo più alto della crisi, perso il 12% del potere d'acquisto", a firma di Filippo Santelli.
Nel biennio 2009-2010, il 10% più povero delle famiglie ha perso il 4,5% del proprio reddito reale disponibile. Lo studio traccia anche un identikit delle famiglie che hanno sopportato maggiormente il peso della crisi.
In prevalenza, il capofamiglia è una donna; ha una scarsa istruzione; si trova in condizione non lavorativa; è single; monoreddito e risiede nel meridione. Si tratta di informazioni preziose per l'attuazione di politiche di redistribuzione del reddito.
Infatti, affermano gli autori che "gli ammortizzatori sociali non sembrano più capaci di garantire le protezioni attese e l'attuale proposta di riforma del mercato del lavoro deve tutelare le parti più deboli della società".
Lo studio, in assenza di dati più recenti, fotografa solo il primo tempo della crisi e nulla ci può dire su cosa stia accadendo ora.
Ma, a giudicare dalle misure di politica economica intraprese prima da Berlusconi e poi da Monti, non ci si stupirà più di tanto se in futuro scopriremo che i più deboli stanno continuando a pagare più degli altri.