di Adriana Spera
Si può cancellare con un decreto legge la solidarietà che lo Stato deve mostrare nei confronti dei propri cittadini duramente colpiti dalle calamità naturali? In Italia, dal 17 maggio scorso, è cosa fatta con il provvedimento (D. L. n. 59/2012), recante “Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile”
D’ora in poi, non solo lo stato di emergenza non potrà avere una durata superiore a sessanta giorni, prorogabili, con decreto del Consiglio dei Ministri, per non più di quaranta giorni, ma viene esclusa ogni forma, anche parziale, di intervento statale per i danni riportati dai fabbricati privati a seguito di calamità naturali.
Al contempo, il provvedimento governativo incentiva l’estensione della copertura assicurativa del rischio calamità naturali nelle polizze che garantiscono i fabbricati privati contro qualsiasi danno. Una iniziativa che il governo, con il sostegno della Protezione Civile, da qualche mese aveva in cantiere.
A darne notizia, tra il silenzio della grande stampa. era stato proprio Il Foglietto del 27 febbraio 2012, che aveva dato conto di un Tavolo tecnico presso la Protezione Civile per lo studio di strumenti assicurativi contro i rischi da calamità naturale, attorno al quale siedevano oltre ai rappresentanti delle associazioni delle compagnie assicurative, anche esperti dei ministeri dell'economia e dello sviluppo.
“D’altronde - concludeva Il Foglietto - con un governo attento, anche per la sua composizione, agli interessi di banche e assicurazioni il terreno è fertile. Un business da 12/15 mld di euro l'anno, per un patrimonio immobiliare privato di circa 6.300 mld. Un nuovo pesante balzello, che trova autorevoli sostenitori istituzionali, non solo nella Protezione Civile, ma anche nell'attuale presidente dell'Ingv (Domenico Giardini, sostituito da Stefamo Gresta a marzo 2012, ndr) che, più volte, in Svizzera, ha lamentato la mancanza di un'assicurazione obbligatoria contro i danni da terremoti”.