di Flavia Scotti
Crisi di governo permettendo, entro la fine del mese dovrebbero vedere luce numerose novità in tema di congedi e permessi parentali.
Sono, infatti, ben tre le leggi che stanno per intervenire sulla materia. Innanzitutto, la n. 92/2012, che dal 1° gennaio prossimo prevede che il padre, lavoratore dipendente, potrà astenersi dal lavoro per un giorno (altri due sono facoltativi) in occasione della nascita del figlio. L’utilizzo di tale congedo, che garantisce una retribuzione pari al 100%, potrà avvenire – previo preavviso di 15 giorni - entro cinque mesi dal lieto evento.
La stessa legge stabilisce che alla madre lavoratrice alla fine della astensione per maternità, per il successivo periodo di undici mesi, in alternativa al congedo parentale, a richiesta della lavoratrice stessa, verrà concesso un voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting o per fare fronte agli oneri dei servizi pubblici per l’infanzia.
Il decreto legge n. 179/2012, in fase di conversione, consente, altresì, che i genitori possano alternativamente assentarsi dal lavoro per i periodi di malattia di ciascun figlio di età non superiore a tre anni.
Nel corso dell’anno, ma per un numero di giorni non superiore a cinque, ci si potrà assentare dal lavoro anche in occasione della malattia dei figli di età compresa tra tre e otto anni.
La certificazione necessaria per usufruire di tali congedi verrà inviata online all’Inps dal medico curante e dall’Istituto previdenziale verrà girata al datore di lavoro.
Tale ultima procedura verrà disciplinata da un apposito decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, da emanarsi entro il prossimo 30 giugno.
L’ultima novità è stata introdotta con un decreto legge varato dal governo lo scorso giovedì e riguarda, in ottemperanza della direttiva europea 2010/18/Ue, la fruizione anche oraria dei congedi parentali, la cui regolamentazione viene demandata alla contrattazione collettiva di settore.
Nel caso degli enti di ricerca, sarà necessario un accordo nazionale quadro da stipularsi tra Aran e organizzazioni sindacali rappresentative nel comparto.
Si tratta. comunque, di palliativi in assenza nel territorio nazionale di un congruo numero di servizi dedicati alla prima infanzia.