di Adriana Spera
Al suo debutto ufficiale, proprio nel giorno della Festa del lavoro, il neoministro del Welfare Enrico Giovannini ha dichiarato, tra l’altro, che: «La riforma Fornero è stata disegnata in modo molto coerente per una economia in crescita, ma può avere problemi per una economia in recessione. Bisogna capire cosa modificare, ma il mercato del lavoro ha bisogno di stabilità delle regole».
D’accordo che c’è bisogno di certezza delle regole (e non solo nel mercato del lavoro, aggiungiamo noi) ma che la riforma Fornero fosse stata ideata e attuata per una economia in crescita risulta a dir poco sbalorditivo.
Tutti, anche i bambini, sanno, almeno per quello che ci è stato sempre raccontato, che l’avvento del governo dei tecnici, guidato da Mario Monti, del quale Elsa Fornero, quale ministro del Lavoro, era autorevole e talvolta lacrimevole esponente, è stato determinato da una crisi economica senza precedenti, secondo molti addirittura più grave di quella del 1929. Sarebbe stata dunque tale crisi estrema a dare disco verde a ogni genere di provvedimento restrittivo, soprattutto in materia di pensioni, per cancellare diritti che parevano acquisiti una volta per sempre.
Se ciò è vero, come è, l’affermazione del neo ministro, successore della Fornero, appare quantomeno azzardata se non del tutto errata.
Salvo Berlusconi, che vedeva un paese in salute, con ristoranti e aerei al completo, nessun indicatore – neppure made in Istat - né a novembre 2011, data di insediamento del governo Monti, né successivamente autorizzava ad affermare che si fosse in presenza di una «economia in crescita».
Si può capire tutto, persino che Giovannini non abbia voluto infierire. Ma anche il ricorso al fair play non può essere senza limiti, altrimenti diventa molto poco coerente.
A stupire, infine, è anche la tempistica delle esternazioni del neo ministro, il quale, va ricordato, è stato fino a qualche giorno fa nientemeno che presidente dell’Istat, sicché di occasioni istituzionali per manifestare il suo pensiero sulla riforma Fornero ne ha avute parecchie. Peccato che non ne abbia approfittato.