di Rocco Tritto
Alla fine ce l’ha fatta l’Inps (ex Inpdap) a stilare la graduatoria dei dipendenti della pubblica amministrazione da collocare in quiescenza con le regole ante riforma Fornero.
Si tratta di poco meno di un migliaio di lavoratori che, per effetto dell’art. 72 della legge 133/2008, nel periodo dal 1 gennaio 2009 al 4 dicembre 2011, avevano chiesto, se in possesso di una anzianità contributiva di almeno 35 anni, di essere esonerati dal servizio fino al raggiungimento del 40° anno di contribuzione.
La riforma pensionistica ideata da Elsa Fornero e approvata dal governo Monti con legge n. 214/2011 (con il voto favorevole di Pd e Pdl), meglio nota come legge per la crescita, l’equità (sic!) e il consolidamento dei conti pubblici, in maniera del tutto irragionevole aveva equiparato il predetto personale degli enti pubblici ai lavoratori esodati, fattispecie assolutamente diversa dagli esonerati, ponendoli sulla stessa barca.
La riforma e i successivi provvedimenti ministeriali prevedevano che entro il 7 gennaio 2013 sarebbe stata pubblicata la graduatoria degli esonerati ammessi al trattamento pensionistico con le vecchie regole (40 anni di contributi) e non con le nuove (41 anni e 5 mesi, per le donne; 42 anni e 5 mesi per gli uomini).
Solo nei giorni scorsi, con un ritardo di quasi quattro mesi sulla tabella di marcia, agli esonerati è stata inoltrata una lettera (che non tutti hanno ancora ricevuto) con la quale l’Inps comunica che il destinatario potrà accedere alla pensione, con le vecchie regole, al raggiungimento della massima anzianità contributiva ovvero con decorrenza anticipata, qualora nell’anno 2012, o successivamente, abbia totalizzato quota 96, tra età anagrafica (almeno 60 anni) e anzianità contributiva.
Una toppa tardiva, complessa e farraginosa, a una delle tante anomalie create dalla più assurda e penalizzante riforma della storia del paese, che ora dovrà fare i conti soprattutto con le centinaia di migliaia di esodati del settore privato, senza contare i milioni di giovani disoccupati.
Le forze politiche dicono di voler fare qualcosa ma nessuna fino a oggi ha fatto nulla di concreto.