La lettera
Riceviamo e pubblichiamo, con piacere, la lettera che un nostro lettore, già dirigente di ricerca del Cnr, ci ha inviato da Bender, cittadina della Transnistria (PMR), al confine con la Russia, dove vive da tempo.
Caro Foglietto,
sull’articolo di Ivan Duca, apparso sul numero della scorsa settimana, in merito ai ‘Concorsi Cnr bocciati dal Tar ...’ è quasi doverosa qualche riflessione.
Personalmente non ho avvertito quell’esultanza o trionfalismo dell’articolista rinfacciata da alcuni commenti a seguito della sconfitta del Cnr dinanzi al Tar che, ancora una volta, ha sospeso l’efficacia dei bandi di concorso ex articolo 15, per dirigenti e primi ricercatori.
Questo semplicemente perché la debacle era ampiamente prevista dalla quasi totalità degli interessati. Che poi la reazione immediata del Cnr non ci sia stata a seguito di questa nuova battuta d’arresto da parte dei giudici Amministrativi, fa riflettere e non fa prevedere nulla di buono. Non sono infatti convinto che gli organi di vertice del Cnr siano piombati nel più cupo sconforto tanto da impedire la loro prompt reaction. Non credo neppure che i nuovi bandi ricensurati dal Tar siano stati ‘involontariamente’ emanati cum grano salis in modo da impedire l’ulteriore ‘niet’ dello stesso Tar. E’ pur vero che tutto è stato fatto frettolosamente sotto la spinta propulsiva delle ‘principali’ sigle sindacali ma questo, d’alta parte, può costituire per l’Ente un alibi per guadagnare tempo.
Niente sconforto dunque. I dirigenti apicali convivono da tempo nel caos dei concorsi e dei ricorsi sine die. Oserei dire che in questa turbolenza il Cnr ci sguazza guadagnando il triste primato nei terremoti concorsuali di un’ipotetica scala Mercalli del rischio. Che la seconda uscita dei bandi sia stata quantomeno intempestiva, mette tutti d’accordo ma fa malignamente subodorare che l’incuria nel ripresentarli non sia frutto solo di imperizia o di incompetenza ma di una volontà nascosta dell’Ente nel ritardare l’uscita degli stessi.
Giova tener presente che ci sono ancora scheletri nell’armadio dei concorsi precedenti (tra l’altro, quelli di pari grado datati 2004, per intenderci) alcuni dei quali non ancora conclusi che si stanno trascinando pateticamente da più di 10 anni, in attesa delle ennesime sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Chi vede nei ricorsi la mortificazione della ricerca, meriterebbe di primo acchito la nostra incondizionata simpatia se non fosse che le regole dovrebbero essere rispettate non solo dai concorrenti ma anche da chi emana i bandi e dagli organi di controllo preposti al regolare andamento dei concorsi stessi. Invece, si assiste da tempo ad un intreccio travagliato e indecoroso fatto di botte e risposte tra le parti in conflitto che fanno presupporre una gestione caotica dell’Ente il quale ha nei tempi biblici dei ricorsi il suo più prezioso alleato. Perché è ormai risaputo, al ricorso al Tar, che è l’unica carta peraltro ‘onerosa’ rimasta al deluso ricorrente, si sovrappone quasi sempre in caso di esito favorevole l’appello del Cnr che finisce poi al Consiglio di Stato.
E poiché chi scrive ha dimestichezza di storia romana, considero oltremodo calzante questo brano dell’orazione del console Cicerone contro Catilina che, tradotto dal latino suona così: ‘Fino a quando, dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza? Quanto a lungo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? Fino a che punto si spingerà la tua sfrenata audacia?". (Cicerone, 1 Catilinaria).
Probabilmente, al Tar romano c’è qualche Cicerone che oltre ad avere azionato due volte il disco rosso sulla validità dei bandi, si è stancato di essere chiamato in causa da un Ente impermeabile ai continui ricorsi dei propri dipendenti ed ex-dipendenti.
Un altro segnale in tal senso è venuto dal Tar in questo gennaio per i nostri ricorsi (da vincitori del concorso ‘ripetuto’ per dirigenti dell’Area Scienze della Terra del bando 2004 esclusi per sopraggiunto pensionamento prima dell’uscita del provvedimento finale del luglio 2013), che nell’ambito della domanda cautelare, senza pronunciarsi sulla sospensione, ha fissato a breve l’udienza di discussione del merito, il 21 maggio c.a., a soli 7 mesi dalla presentazione del nostro ricorso, come del resto avevamo auspicato.
Un’inversione di tendenza? È ancora presto per trarre conclusioni azzardate.
Giordano Cevolani, già dirigente di ricerca del Cnr, dalla città di Bender, Pmr (Prednistrovie Moldanskaia Respublica)