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Giovedì, 04 Lug 2024

La lettera

Onorevole Ministro, Onorevoli Senatori e Deputati, noi sottoscritti candidati all’Abilitazione Scientifica Nazionale nel settore concorsuale 11/A4, Scienze del libro e del documento - comprendente Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia (M-STO/08) e Paleografia (M-STO/09) -,  che ha accorpato in itinere le discipline delle Scienze storico-religiose, cioè Storia delle religioni (M-STO/06) e Storia del cristianesimo e delle Chiese (M-STO/07), intendiamo con la presente protestare contro l’operato della commissione composta da quattro docenti di Storia del libro e dell'editoria e di Bibliografia e biblioteconomia, Storia del libro manoscritto, Paleografia e Paleografia latina, nonché da un commissario di istituzione straniera, docente di Storia delle religioni.

I risultati del concorso, eseguito con le nuove modalità stabilite dalla riforma del reclutamento universitario, sono stati proclamati il 28/11/2013 e pubblicati nel sito Internet ministeriale il 3/12/2013. Come gran parte dei nostri colleghi, noi avevamo riposto molte speranze in questa innovazione, anche perché, trattandosi di un esame di idoneità, il successo di un candidato non sarebbe stato in alcun modo preclusivo per gli altri. Oltretutto ritenevamo che la maggiore trasparenza telematica, caratterizzazione positiva di questa iniziativa ministeriale, avrebbe dissuaso dal ripetere quegli abusi di potere che hanno frequentemente oscurato nel passato l’equa ricerca di abilità, competenze e professionalità nel mondo universitario, inducendoci frequentemente a disertare tali concorsi pilotati.

Purtroppo così non è avvenuto nel nostro settore concorsuale, almeno a giudicare da quanto denunciato dall’interrogazione parlamentare del senatore Paolo Corsini (Legislatura 17, Atto di Sindacato Ispettivo, n. 4-01454, pubblicato l’ 8 gennaio 2014, nella seduta n. 162),  sia per l’esasperato spirito selettivo più confacente ad un concorso a cattedre, che per constatazioni che sembrano configurare vere e proprie violazioni della legalità.

La gravità di fatti, che si commentano da soli, è stata portata alla ribalta grazie all’intervento del sopracitato senatore, docente universitario di Storia moderna, laddove esplicitamente afferma:

“… nel verbale n. 1 del 7 marzo 2013 la commissione, dopo aver elencato i criteri ministeriali per la valutazione dei candidati (siglati a, b, c, eccetera), li ha integrati con criteri propri (siglati A, B, C, eccetera), a volte apertamente in contrasto con quelli ministeriali. Questi criteri sono stati prima enunciati in maniera perentoria e immediatamente dopo smentiti qualora la commissione avesse ritenuto di non doverli seguire. Per esempio, in un impeto di severità la commissione decide di ‘fissare, come prerequisito aggiuntivo per il conseguimento dell'abilitazione, la produzione nei 10 anni anteriori alla scadenza del bando, di almeno una monografia, edizione critica o edizione di fonti oppure di una raccolta consistente ed internamente coerente di saggi’ (p. 8), incredibilmente smentendo se stessa nel paragrafo successivo, perché la commissione ‘si riserva comunque di prendere in considerazione (...) anche Candidati che non posseggano questo prerequisito’. Si veda l'arbitrio espresso nella conclusione del verbale (primo paragrafo di pagina 9): ‘la commissione ritiene che il Candidato, oltre a soddisfare il parametro A), debba possedere almeno tre degli elementi di valutazione (B-M) sopra elencati’. Vengono quindi considerati solo i ‘criteri’ elencati in lettera maiuscola, cioè quelli che ha definito la commissione, e non quelli in minuscola, che sono quelli fissati dal decreto ministeriale per la valutazione. E dopo segue un paragrafo nel quale si dice che la commissione si riserva comunque la libertà di abilitare anche chi non soddisfi questi criteri …”.

Esempio emblematico dell’eterodossia, perseguita talvolta dalla commissione, si avrebbe nell’accoglienza, come monografia, di un volume semplicemente curato nel 1994 da una candidata per la I fascia che nel suo curriculum complessivo non ha mai prodotto una monografia e, nonostante ciò, è stata regolarmente abilitata dalla commissione. Inoltre è ovviamente non regolare che la commissione abbia accettato per diversi candidati - poi abilitati - l’inclusione tra le pubblicazioni valutabili, allegate in pdf, monografie precedenti il limite dei dieci anni previsto dal bando.

“… la commissione nel verbale del 7 marzo, dopo avere elencato i criteri aggiuntivi, afferma che ‘il soddisfacimento dei suddetti requisiti indica che l'abilitazione è possibile, non che ne consegua automaticamente, essendo essa il prodotto del giudizio di merito formulato dalla commissione’, mentre proprio i giudizi di merito sono carenti da ogni punto di vista di analisi dettagliata e completa dei titoli…”

“… si è verificato il caso di candidati in possesso di una sola mediana su 3 e senza monografie negli ultimi 10 anni che sono stati abilitati d'ufficio dalla commissione … o comunque senza monografie negli ultimi 10 anni …, in un caso con zero mediane su 3 si è concessa l'abilitazione …; … si è verificato il caso di candidati che, pur in possesso di una sola mediana su 3 sono stati abilitati d'ufficio dalla commissione …. Il caso della candidata … è esemplare poiché tutta la produzione scientifica della candidata corrisponde esattamente alle 12 pubblicazioni presentate, produzione scientifica che la commissione definisce ‘non abbondante’, mentre tra i titoli aggiuntivi definiti come ‘non molti titoli valutabili’ si ricorre ad una generica ‘esperienze di didattica universitaria’, in realtà relativa ad alcuni giorni di docenza pari a non più di 5, che le vale comunque l'ottenimento dell'abilitazione di II fascia; … in altri casi sono state incredibilmente considerate oggetto di specifica valutazione, tra le 12 pubblicazioni previste per la II fascia, monografie pubblicate in anni precedenti il limite di anni 10 e inserite per la valutazione dai candidati..;… candidati con 3 mediane su 3 e con tutti requisiti aggiuntivi necessari e con giudizi ampiamente positivi sulle pubblicazioni sono stati esclusi adducendo il motivo di essere ‘estraneo ai ruoli dell'Università’… o ancora … con 2 mediane su 3 con giudizi positivi sulla produzione scientifica ma "estraneo ai ruoli dell'Università"…”;

“… i criteri aggiuntivi stabiliti dalla commissione appaiono addirittura aver preso il sopravvento nei giudizi finali sulle mediane facendoli diventare di fatto decisivi lasciando campo libero all'arbitrio da parte dei commissari che contraddittoriamente li applicano in alcuni casi e non li usano in altri;… tali criteri aggiuntivi sono stati in alcuni casi ritenuti indispensabili per ottenere l'abilitazione e in caso di mancanza degli stessi l'abilitazione non è stata concessa, in altri casi la commissione ha palesemente sbagliato non conteggiandoli a taluni candidati e quindi non abilitandoli, in altri casi la commissione ha concesso l'abilitazione anche in palese assenza del possesso di questi elementi aggiuntivi … o della loro mancata dichiarazione …”;

“… il criterio della presunta mancata internazionalizzazione è stato usato per negare l'abilitazione a molti candidati meritevoli, mentre per altri che sono stati abilitati le relazioni dei commissari tacciono totalmente o ritengono internazionalizzazione la generica partecipazione ad alcuni convegni tenuti all'estero o ritengono l'assenza di internazionalizzazione irrilevante ai fini dell'abilitazione concessa …”;

“… indicativo di quanto siano contraddittori i giudizi della commissione è quanto espresso nei confronti del candidato … che presenta a giudizio solo 11 testi sui 12 previsti, avendo un curriculum totale di solo 15 pubblicazioni e raggiungendo solo una mediana su 3, ma risultando comunque abilitato …; … a fronte di abilitazioni ottenute con poche pubblicazioni e con curriculum ridotti corrispondono esclusioni non motivate nei giudizi come quelle di studiosi di provata esperienza e con curriculum solidi e di riconosciuta competenza e lunga attività didattica anche in istituzioni straniere … e altri ancora cui l'abilitazione è stata negata, o giovani studiosi di valore … non certo inferiori ai tanti abilitati con curriculum poveri e forzati …”.

Il senatore Corsini evidenzia poi i tempi di valutazione discutibili e improbabili, incapaci di giustificare in alcun modo una valutazione seria dei titoli dei candidati, come dimostra con dovizia di dettagli, affermando che “appare evidente quanto siano non credibili i tempi utilizzati dalla commissione per analizzare i curricula o stendere i giudizi su 111 candidati di I fascia e su 323 candidati di II fascia. Infatti il giorno 8 aprile 2013 la commissione (verbale n. 3), oltre a vari altri adempimenti, ‘procede ad un'attenta valutazione dei curricula dei candidati’ di I fascia in un tempo compreso al massimo nelle 3 ore che dura la seduta (dalle ore 10,30 alle ore 13,30). Anche volendo attribuire tutto il tempo disponibile (nel verbale la commissione procede anche per ogni candidato ‘alla verifica degli indicatori calcolati dal CINECA’) per 111 candidati di I fascia l'attenta valutazione dei curricula e la verifica degli indicatori è avvenuta in 180 minuti cioè circa un minuto e mezzo a candidato, dato, questo, inverosimile; … il giorno 29 aprile 2013 la commissione (verbale n. 4) dalle ore 10,30 alle ore 13,30 procede ‘alla lettura e al confronto dei giudizi individuali redatti per i candidati all'abilitazione a professore universitario di I fascia (…) e procede alla stesura dei giudizi collegiali’ esamina anche 18 pareri pro veritate.

Tutto questo è compiuto in 180 minuti, cioè per ogni giudizio collegiale la commissione dichiara di avere impiegato un minuto e mezzo … passa poi all'individuazione dei candidati che si collocano chiaramente al di sotto della soglia minima dei criteri e dei parametri definiti dalla commissione e che risultano all'unanimità non valutabili positivamente ai fini del giudizio di abilitazione, e la commissione compie tutto questo lavoro sui curricula di 323 candidati in 210 minuti pari a 39 secondi a candidato; … considerato che in questi 3 verbali si attesta che la commissione ha fatto una verifica formale dei 111 giudizi di professore di I fascia e che per ognuno dei 323 candidati di II fascia sono stati letti 5 giudizi individuali, uno per ogni commissario, in più è stato scritto un giudizio collegiale per ogni candidato, si è trattato quindi di leggere 111 giudizi collegiali, discutere in modo "ampio e approfondito", come dichiara la commissione, 1615 giudizi individuali e scrivere 323 giudizi collettivi utilizzando complessivamente poco meno di 14 ore pari a circa 27 secondi per ogni giudizio da leggere o da scrivere”.

“…il giorno 30 maggio 2013 la commissione (verbale n. 6) polemizza sulla indicazione pervenuta dal Ministero (nota direttoriale n. 12477 del 27 maggio 2013) che indicava alle commissioni come occorresse ‘una valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche presentate da ciascun candidato’, indicazione che la commissione rifiuta dal momento che afferma di ritenere che essa sia ‘concettualmente estranea agli obiettivi dell'abilitazione nazionale’; incredibilmente solo nella riunione del 13 novembre 2013 (verbale n. 10), durata dalle ore 10,30 alle ore 15,30, a lavori quasi conclusi la commissione prende atto di quanto vanamente il Ministero aveva comunicato il 27 maggio 2013 e ribadito nella nota del 9 luglio 2013 circa l'obbligo di inserire nei giudizi collegiali la sintetica descrizione del contributo individuale del candidato alle attività di ricerca svolte e la valutazione analitica di titoli e pubblicazioni scientifiche. La commissione, quindi, preso atto di quanto il Ministero chiedeva, riformula i 111 giudizi di abilitazione a professore di I fascia, pur mantenendo in essere contemporaneamente i giudizi a suo tempo formulati, e compie questo lavoro di analisi dei titoli scientifici di ciascun candidato in appena 5 ore pari a 2 minuti e 42 secondi a giudizio …” ;

“nonostante questi interventi correttivi, i giudizi dei singoli commissari si segnalano per estrema concisione (2 o 3 righe per complessivi 200-300 caratteri, spazi compresi) e genericità, per ripetitività di modelli-tipo (un'interessante prova si può rinvenire nei giudizi del commissario” di Paleografia Latina “dove si evince un unico calco dal quale derivano centinaia di giudizi in cui muta soltanto qualche aggettivo) e per la totale assenza di motivazioni e soprattutto per l'assenza di valutazioni sulle singole pubblicazioni, mentre i giudizi finali appaiono rabberciati, ispirati ad alcuni modelli-tipo e complessivamente non motivati e non supportati da un'analisi puntuale delle pubblicazioni presentate dai candidati; infatti negli stessi giudizi le singole pubblicazioni presentate sono solo sporadicamente citate, quasi sempre in modo solamente e banalmente ripetitivo dei semplici titoli, mentre sulla quasi totalità delle pubblicazioni la commissione non scrive nulla e quindi non si esprime lasciando intendere che delle pubblicazioni la commissione ha letto al massimo titolo e luogo di pubblicazione ignorando quindi il reale contenuto degli scritti presentati dai candidati. Gli stessi altri titoli previsti nei criteri aggiuntivi sono spesso dimenticati nei giudizi finali, tanto dimenticati che candidati che li possiedono non li vedono né citati né riconosciuti dalla commissione.”

Quanto dianzi sostenuto dal senatore Corsini è confermato da tre significativi incidenti di percorso in cui è  incappata la commissione: viene definito ‘collaboratore’ di un candidato uno studioso defunto il 3 marzo 1900, certo Bartolommeo Capasso, le cui opere, in seguito a una iniziativa promossa dal Ministero per i Beni Culturali e le Attività Culturali, sono state oggetto di una riedizione critica da parte del candidato stesso; viene attribuita a un candidato una monografia sulla peste che non esiste, probabilmente con errato riferimento a due opere su colera e tubercolosi in Puglia, realizzate con taglio bibliografico-archivistico e bibliografico-letterario; per i titoli di una candidata non si fa cenno  agli anni di insegnamento universitario, come titolare a contratto, del corso di Codicologia all'Università degli Studi di Torino, nel 2003/04 , e del corso di Paleografia presso l'Università degli studi di Ferrara, dal 2004 al 2011, nel cui anno ha ricevuto anche l'incarico del corso di Codicologia per la Laurea specialistica.

In conclusione, il senatore Corsini, tirando le somme delle sopracitate argomentazioni, rivolge al Ministro, fra le altre, le seguenti istanze, che facciamo senz’altro nostre allo scopo di veder tutelati i nostri diritti ad una seria, competente e motivata valutazione che tenga realmente conto dell’effettività dei diversi curricula e che sia adeguatamente rispettosa, in primis, della personalità dei singoli studiosi e della loro produzione scientifica:

“si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo intenda intervenire con urgenza per verificare quanto evidenziato e procedere all'annullamento dei risultati del settore concorsuale 11/A4 per le ragioni sopra addotte;

se intenda aprire un'inchiesta sul censurabile comportamento dei commissari riguardo ai verbali e a loro contenuto, al rifiuto da parte dei commissari di leggere e giudicare le pubblicazioni, alla stesura di giudizi non motivati e arbitrari e a verbali che non possono corrispondere nei tempi dichiarati alla realtà che viene descritta;

se intenda tutelare lo stesso Ministero dalle dichiarazioni dei commissari rispetto ai tempi di compilazione dei giudizi e se nella loro formulazione e nell'andamento dei lavori della commissione non si evidenzino fatti suscettibili di rilevanza anche penale;

se intenda verificare le incongruenze nei giudizi espressi dalla commissione che ha abilitato candidati privi di mediane o privi di titoli aggiuntivi, anche in relazione alla presunta internazionalizzazione, e ha negato l'abilitazione a candidati in possesso di detti titoli”.

In aggiunta a quanto sopra esposto, noi sottoscrittori sottolineiamo la perplessità, verbalizzata dagli stessi commissari l’8 aprile 2013 (verbale n. 3), nel momento in cui sono stati chiamati a dividere le domande dei candidati nei diversi settori disciplinari di afferenza, in quanto ciò avrebbe comportato un differente calcolo delle mediane, cioè dei prerequisiti, introdotti dal bando come condizione necessaria ma non sufficiente per l’idoneità.

Pur volendo sorvolare sulla grave constatazione che tale necessità, preclusiva della stessa iscrizione per molti potenziali candidati non in regola, sia stata poi in corso d’opera annullata dallo stesso Ministero, si evince dalle suddette difficoltà un altro vulnus che ha fortemente condizionato i risultati di questo settore concorsuale: cioè non era previsto che all’atto dell’iscrizione il candidato dichiarasse per quale settore disciplinare volesse partecipare, cosicché qualcuno – confidando in un’omogeneizzazione ministeriale o regolamentazione delle mediane di questo nuovo settore - ha interpretato tale omissione come una valorizzazione dell’interdisciplinarità o pluridisciplinarità del settore, considerato che le opere di paleografia, frequentemente attinenti direttamente o indirettamente ad argomenti o fonti di storia ecclesiastica, si basano su una preliminare e sistematica ricerca bibliografica e archivistica, che ne illumina poi il percorso. Così è avvenuto che quegli stessi candidati abbiano presentato opere complete dei vari settori disciplinari, in formato PDF, salvo poi amaramente accorgersi di essere stati inglobati ex post in un circoscritto ambito disciplinare, dove le loro pubblicazioni sarebbero state solo in parte considerate attinenti alla disciplina alla quale erano stati successivamente abbinati.

Come tutti i cultori delle fonti paleografiche sanno, l’interdisciplinarità è infatti una imprescindibile prerogativa del pluriennale lavoro occorrente per una normale pubblicazione di codici o carte, con articolata introduzione, adeguato corredo di note critiche e storiche, 5 categorie di indici analitici provvisti dei relativi rinvii, cioè notai, scrittori e sottoscrittori, toponimi, antroponimi, enti laici ed ecclesiastici, cose notevoli con eventuale glossario. Dal cui elenco si comprende immediatamente non solo come la paleografia interagisca con un Medioevo profondamente impregnato di valori religiosi, ma altresì come un vero paleografo non possa prescindere da un’adeguata conoscenza di toponomastica e antroponimia, sia per arricchire le note storiche ma soprattutto per ridurre l’alta potenzialità di errori che si annida nella trascrizione dei più svariati e inusitati nomi di luogo o di persona: ma tali competenze, applicate all’edizione di fonti e alla paleografia o interagenti con essa, sono state considerate - in taluni giudizi probabilmente distratti e fugaci della  commissione - studi propri della linguistica, senza individuarne il valore altamente interdisciplinare.

D’altra parte la declaratoria concorsuale, riferita a paleografia e diplomatica, testualmente recita: “le competenze … si applicano alle testimonianze grafiche del mondo classico, greco e latino, e medievale con particolare riferimento agli ambiti filologici e storici e all’esegesi storico giuridica dei documenti”.

Questi giudizi, che penalizzano i candidati per la mancata congruenza col settore concorsuale o per la presunta afferenza ad altri settori, sono stati emessi - frequentemente all’unanimità - da una commissione formata altresì da un membro – l’esperto di paleografia latina - che aveva presentato nella sua domanda per la candidatura commissariale, perequata dal bando alla docenza di I fascia,  pubblicazioni per nulla attinenti al settore concorsuale 11/A4. Si veda ad esempio il saggio, Il filo di Arianna. Adriano Giannotti nel labirinto della malattia mentale, AA.VV., Udire con gli occhi, Viterbo, Sette Città, 2010, la cui opera viene altresì presentata come curatela dello stesso commissario, o le monografie degli ultimi 10 anni: Futuro anteriore. Cronache di un’età alessandrina. Roma, Onyx, 2009; Il segreto del Gattopardo. Il delitto Paternò: storia d’amore, mafia e politica, N. Progr. 968, 2007; La Felicità lontana, Roma, Lepisma, 2007; Il pane degli angeli. Storia, cinema, psicoanalisi in cerca di una saggezza possibile, Roma, Aracne, 2005; Cogitatio mentis. L'eredità di Boezio nell'alto medioevo, Napoli , D'Auria M., 2003; Francis Drake. La pirateria inglese nell’età di Elisabetta, Roma, Salerno 2002.

Contraddittorio è stato poi il comportamento della commissione in ordine ai candidati di cristianistica, per la quale i commissari erano quasi totalmente incompetenti e nonostante ciò – come scrive il senatore Corsini: - “candidati i cui curriculum sembravano a parere della commissione riferibili a SSD M-STO/07 hanno ricevuto un trattamento palesemente differenziato: infatti, numerosi non sono stati sottoposti a parere pro veritate e sono stati abilitati direttamente dalla commissione […], mentre numerosi altri non sono stati sottoposti a parere pro veritate e non sono stati abilitati dalla commissione”.

La palese incompetenza sulla cristianistica da parte della commissione è apparsa più evidente con l’analisi delle pubblicazioni dei candidati, che sarebbero state citate in modo approssimativo attraverso la sola lettura dei titoli, dai quali la commissione ha evinto la congruenza o l’incongruenza con l’ambito concorsuale, incorrendo in errori e dimostrando di ignorare diffusione e scientificità di collane e case editrici.  D’altra parte la commissione ha sostanzialmente assunto il parere pro veritate, come unico elemento di giudizio per 18 candidati di ambito storico-cristiano, e tale parere, sempre generico e breve, quasi mai analizza i contenuti delle pubblicazioni.

Così di fatto i candidati sottoposti al parere pro veritate sono stati giudicati pressoché esclusivamente dal consulente incaricato dalla commissione. D’altra parte la stessa composizione della commissione alla ASN-11/A4, il cui giudizio per legge dipende dall’approvazione dei 4/5 dei componenti della medesima, ha determinato infine una più forte sperequazione a carico dei candidati in studi storico-religiosi, in quanto la commissione in oggetto è composta per i suoi 4/5 da studiosi di Scienze del libro e del documento. Nella migliore delle ipotesi quindi i candidati di studi storico-religiosi sono stati giudicati idonei o meno da commissari non ‘esperti’.

E’ oltretutto inaccettabile la totale assenza nella commissione di docenti di Archivistica, con la conseguente inadeguatezza di giudizio sulla qualità delle pubblicazioni e delle esperienze scientifiche dei candidati in materia.

Tutto questo senza considerare la ripetitività nella formulazione dei giudizi, soprattutto da parte del suddetto esperto di Paleografia Latina – come evidenziato dal senatore Corsini – , che non solo sembrerebbero ripetere un ricorrente stereotipo, ma, nel caso del commissario straniero, sono formulati in molti casi in lingua spagnola da un docente che  dovrebbe avere una padronanza dell’italiano tanto valida da saper cogliere le sfumature e le sottigliezze del linguaggio accademico e invece nel suo curriculum vitae è esplicitamente scritto, sotto la dicitura “Conoscenza lingue straniere”: “inglese, francese”!

Il giudizio collegiale sintetico, diffusamente adottato dalla commissione, è poi comunque contrario alle disposizioni previste dal bando di concorso (art. 8, c. 4 del DPR 222/11) che prevedevano un giudizio analitico sulle pubblicazioni e sui titoli presentati.  Sembra altresì che sia stato applicato un metro valutativo a geometria variabile, ad esempio nella considerazione o valutazione diversa riservata alla cosiddetta ‘monotematicità’, giudicata in alcuni casi come attestazione di scarsa maturità, ottica localistica, mancanza di ampio o elevato respiro, in altri come prova di coerenza, concretezza e di adeguato approfondimento e, dunque, come nota di merito.

Ma la disparità di giudizio sarebbe rilevabile anche nell’uso arbitrario delle mediane, per cui in alcuni casi risultano prevalenti fino ad essere determinanti, mentre in altri sono quasi completamente ignorate, in un contesto valutativo in cui, non essendo stato dichiarato il valore conferito alle stesse, il ricorso 'discrezionale' al loro peso ha potuto dare adito ad arbitrii o errori, più o meno volontari.

Per le suddette ragioni, condividendo la meritoria iniziativa del senatore Paolo Corsini, i sottoscrittori si chiedono se i lavori di una commissione che sembrerebbe incappata in svariate disparità di giudizio, contraddizioni e difficoltà valutative, evidenziabili nelle stesse verbalizzazioni, non debbano essere ripetuti o quanto meno attentamente revisionati da altri esperti incaricati dal Ministero, con un’iniziativa politico-amministrativa che eviti incresciosi e dispendiosi ricorsi agli organi giudiziari per inadempienze attribuibili agli stessi commissari.

I sottoscrittori fanno, pertanto, istanza affinché si proceda a revocare la commissione indicata e ad incaricare una nuova commissione di rivederne i giudizi, fermo restando quanto altre autorità dovranno valutare, nelle dichiarazioni presentate, circa la violazione della normativa vigente, e in particolare dell’art. 76 del DPR n. 445 del 28 dicembre 2000.

22 gennaio 2014

Firme (In ordine alfabetico)

Ettore Baldetti (ordinario di Storia - Liceo Scientifico Statale, Senigallia); Nicola Barbuti (ricercatore confermato in M-STO/08 - Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Tardo antico – Università degli Studi, Bari); Elena Lea Bartolini (docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale (ISSR-MI) e docente invitata presso l’Università degli Studi, Milano-Bicocca); Ernesto Borghi (ordinario di Esegesi e filologia del Nuovo Testamento, Facoltà teologica dell’Italia Meridionale/ISSR, Nola); Gaetano Calabrese (associato di Archivistica - Università degli Studi, Catania; direttore dell'Archivio storico dell'ateneo catanese); Martina Cameli (borsista, Istituto storico italiano per il Medio Evo, Roma); Tessa Canella (ricercatrice settore M-STO/07, Università La Sapienza, Roma ); Anna Carfora (incaricata di Storia della Chiesa- Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, Napoli); Antonio Caroccia; Maria Cassella; Federica Dallasta (insegnante di materie letterarie e latino - Liceo delle scienze umane, Parma); Concetta Damiani (archivista, Napoli); Carlo Dell'Osso (docente di Letteratura cristiana antica e Storia del cristianesimo - Pontificio Istituto di Archeologia cristiana, Roma); Laura Demofonti; Ferruccio Diozzi; Maria Teresa Dolso (ricercatrice - Università degli Studi, Padova); Massimo Gatta (bibliotecario - Università degli Studi del Molise, Termoli); Maurizio Gentilini (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Roma); Michele Pietro Ghezzo (h. research assistant - University of Western Australia, Perth); Giovanni Ibba (contrattista - Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, Firenze); Lorenzo Infante (associato di Storia del Cristianesimo e delle Chiese - Università degli studi, Foggia); Ubaldo Lugli (contrattista di Religioni del mondo classico - Università degli Studi, Genova); Paola Marone (docente -Istituto Faraday ; cultore della materia - Università La Sapienza, Roma); Francesca Medioli (lecturer grade B - University, Reading); Andrea Nanetti (associato - Nanyang Technological University, Singapore); Martina Pantarotto (contrattista di Paleografia - Università telematica E-campus); Maria Alessandra Panzanelli Fratoni (bibliotecaria - Università degli Studi, Perugia); Ulderico Parente (ricercatore confermato di Storia contemporanea, UNINT , Roma); Aleida Paudice; Alessio Persico (ricercatore confermato di Letteratura Cristiana Antica, docente aggregato di Agiografia e di Patrologia e Storia della Chiesa Antica - Istituto Superiore di Scienze Religiose dell'Università Cattolica, Milano); Francesco Pieri (Liceo “Luigi Galvani”- Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna, Bologna); Rosaria Pilone (associata di Archivistica - Università degli Studi di "Federico II", Napoli); Valerio Polidori (docente invitato, Pontifica Università Lateranense, Roma); Marta Romano (contrattista – Università degli Studi, Trento); Ilaria Sabbatini; Guglielmo Sanna (ricercatore confermato in M-STO/02 e docente aggregato di Storia Moderna e di Storia della Cultura Politica e Religiosa dell'Età Moderna - Università degli Studi, Sassari); Eugenio Susi (membro della redazione di ‘Hagiographica’); Sergio Tanzarella (ordinario di Storia della Chiesa, Facoltà teologica dell’Italia Meridionale, Napoli); Silvia Trani (archivista, Roma); Gianni Vacchelli (Comunita' di Ricerca "Culture Religioni Diritti Nonviolenza" - Universita' degli Studi, Bergamo) e Stefano Zen (Dirigente scolastico dell'Istituto Superiore "E. De Nicola" , Napoli).

 

 

 

 

 

 

 

 

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