Di recente, è stata diffusa la notizia che Mario Capanna si è dimesso dal Corecom (acronimo di Comitato regionale per le comunicazioni) dell’Umbria, che presiedeva dal 2011, perché, come egli stesso ha precisato, la legge gli vieta di cumulare tale carica col doppio vitalizio di ex consigliere regionale e deputato.
E’ accaduto così che i Corecom, entità amministrative di livello regionale, sono venuti alla ribalta della cronaca.
C’erano una volta i Co.re.co, ora ci sono, invece, i Corecom. Strutture semisconosciute, eppure ce n’è uno per ogni Regione, in tutto 21 comitati (comprese anche le Province Autonome) che esistono ormai da 13 anni, essendo stati tutti istituiti nel 2001, con leggi regionali naturalmente.
Definiti dal loro coordinamento nazionale “esempio positivo di decentramento amministrativo nel complesso settore delle comunicazioni”, i Corecom servono soprattutto a conciliare le liti fra imprese delle comunicazioni e consumatori, liti che sono molte di più di quanto si immagini: per il 2014, ad anno non ancora concluso, se ne prevedono 100.000, mentre lo scorso anno sono state oltre 71.000.
Ma se quella, ora ricordata, della composizione delle liti è la funzione più importante, va detto che i Corecom ne svolgono, tra proprie e delegate dall’AgCom, anche altre di non secondario rilievo, come la consulenza ai consigli regionali e alle giunte, la gestione del registro degli operatori delle comunicazioni, la verifica della par condicio alle elezioni (europee, politiche e amministrative), il monitoraggio delle emittenti locali e la preparazione (per il Ministero dello sviluppo economico) delle graduatorie per i contributi ad esse destinati, che nel 2012 sono risultati ammontare a ben 70 milioni di euro.
A seconda della grandezza della regione, nei Corecom lavorano dalle 3 alle 30 unità ed essi garantiscono da 3 a 7 poltrone di vertice, per un costo di 12 milioni l’anno, pagati in prevalenza dalle regioni (9,6 milioni) ma con un significativo contributo dell’AgCom (2,4 milioni).
A futura memoria, se qualcuno vorrà aggiornare la geografia della “casta”, non possiamo non sottolineare che in quasi tutte le regioni i Corecom sono diventati il “buen retiro” di ex politici senza incarichi, oltre che di altri personaggi vicini alla politica, soprattutto giornalisti. Si tratta di circa cento persone che ricevono un’indennità corrispondente al 20-30 % di quella riconosciuta ai consiglieri regionali.
Come dire: ente che vai, casta che trovi.