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Giovedì, 04 Lug 2024

La lettera

Gentile Redazione, segnalo un errore che si ripete in diversi editoriali ospitati da “Il Foglietto”, nello specifico: “Campi Flegrei e goliardia” di Enzo Boschi, Il Foglietto del 9 dicembre 2014, e “Napoli, quell’Ospedale in Zona Rossa, decisione scellerata” di Benedetto De Vivo, Il Foglietto del 16 dicembre 2014. In entrambi si cita un lavoro scientifico di cui sono co-autore: “Operational eruption forecasting at high-risk volcanoes: the case of Campi Flegrei, Naples”, di Jacopo Selva, Warner Marzocchi, Paolo Papale, e Laura Sandri, pubblicato in Journal of Applied Volcanology 2012, 1:5.

Secondo gli autori di tali editoriali, “Leggendo il lavoro si viene a sapere che a partire dal 2000 la probabilità [NOTA: di una eruzione ai Campi Flegrei] è costantemente attorno al 10%, …” (E. Boschi); e ancora: “…loro giochetti probabilistici su una prossima eruzione "di dimensione biblica" nei Campi Flegrei, valutata addirittura con la probabilità di verificarsi del 10%!” (B. De Vivo).

La pubblicazione, della quale segnalo inoltre che nell’incipit dell’articolo di E. Boschi sopra citato viene virgolettato un titolo diverso dall’originale, non contiene affatto la conclusione sopra riportata. Al contrario, mostra che dal 2000 la stima della probabilità media di eruzione ai Campi Flegrei, effettuata con metodi dettagliatamente descritti nel lavoro, è costantemente dell’ordine di 0.1%, due ordini di grandezza inferiore a quanto riportato; salvo brevi periodi, della durata di pochissimi mesi, durante i quali tale stima sale fino a valori del 7-8%.

Noto lo stesso errore in un articolo uscito circa un mese prima su un quotidiano locale dell’area campana: “Il metodo seguito dai ricercatori dell'Istituto [NOTA: si fa riferimento all’INGV e alla stessa pubblicazione sopra citata] fissa al 10 per cento le probabilità di un'eruzione nei Campi Flegrei. Un livello stabile, registrato attraverso diversi parametri di valutazione, dunque la quota di rischio più alta dell'Europa continentale.” (dal “Mattino di Napoli”, articolo a firma di Franco Mancusi “Cresce nei Campi Flegrei il rischio dell'eruzione”, del 13 settembre 2014).

Segnalo inoltre che il virgolettato (originale dell'autore) nella citazione da B. De Vivo sopra riportata, che fa riferimento a una eruzione “di dimensione biblica”, non è contenuto nel lavoro citato, né nella forma né nella sostanza.

Mi preme inoltre segnalare, tra i tanti passaggi che mi sembrano discutibili, uno in particolare in uno degli editoriali sopra citati, che ritengo di rilevanza generale:

“Riguardo alla statistica applicata alla valutazione dei disastri naturali, richiamo che nella recente sentenza emessa a L'Aquila in grado di appello […], una cosa é chiara, vale a dire che i Giudici riconoscono che i principi "scientifici" basati su metodi probabilistici sono assolutamente infondati, e che non possono essere utilizzati nella prevenzione contro i disastri naturali.” (B. De Vivo)

Emerge dalla frase e dal contesto il riconoscimento della legittimità da parte dei “Giudici”, competenti in materia giuridica, a stabilire quali principi e metodi scientifici siano o meno fondati, e quali possano essere utilizzati a quale scopo – nello specifico, nella “prevenzione contro i disastri naturali”. Non so se nel pubblicare l’editoriale intendiate voi stessi, come redazione de "Il Foglietto" di USI Ricerca, sposare e promuovere tale tesi, o se ve ne sentiate distanti. Personalmente sostengo la necessità che ciascuno svolga il lavoro per il quale è competente, e che deviazioni da questo principio possano portare a conseguenze nocive per la società.

Cordialmente

Paolo Papale - Director, Division of Volcanoes, INGV

La replica di Enzo Boschi

Premesso che "Mi ricorderò sempre di chi c'è stato quando avevo bisogno, e ricorderò uno a uno chi mi ha voltato le spalle", rispondo all'incongrua nota scritta da Papale, che si firma come responsabile di una struttura organizzativa dell'INGV. È quindi lecito pensare che il legale rappresentante dell'Ente condivida i contenuti della nota, a meno di una posizione diversa opportunamente dichiarata.

Nel settembre del 2014 Franco Mancusi, ottimo giornalista de Il Mattino di Napoli, mi chiamò per avere un'opinione su un lavoro di Papale e altri da cui si evincevano probabilità non trascurabili di eruzioni epocali ai Campi Flegrei.

Articolo di cui non sapevo niente e poco fui in grado di dire sulla questione. Addirittura non sapevo neanche dell'esistenza della rivista scientifica su cui era pubblicato.

Il Mattino dedicò un'intera pagina all'argomento che, mi hanno detto da Napoli, non ha mai ricevuto smentite. Anzi uno degli autori dell'articolo sembra che abbia ringraziato il giornalista per la pubblicità data al lavoro.

Le probabilità elevate di una possibile eruzione ai Campi Flegrei mi fece tornare  in mente una dichiarazione del direttore del Vesuviano che, dopo aver invocato la fucilazione (e non è uno scherzo) per me e per gli altri allora condannati a L'Aquila, affermò che avrebbe suggerito l'immediata evacuazione di 700.000 Napoletani se ci fosse stata una probabilità anche solo dell'1% di un'eruzione ai pericolosissimi Campi Flegrei. Questo per far capire con forza che a L'Aquila lui avrebbe sicuramente lanciato allarmi.

Scrissi poi  un articolo sul Foglietto, per suscitare un po' di attenzione su un punto così "delicato" riportando anche le parole precise del preoccupato direttore del Vesuviano.

Visto che la lettura del Foglietto è interdetta ai ricercatori INGV mai mi sarei aspettato la reazione puntuta del Papale, peraltro con tanto ritardo.

Poi ho ricordato il recente sdoganamento natalizio del nostro settimanale da parte dell'ineffabile Gresta e ... allora tutto è ritornato nella logica delle cose ... anche se per una strada un po’ ... tortuosa.

Comunque è degno di nota e motivo di orgoglio che ci si preoccupi di smentire me e Il Foglietto mentre nessun chiarimento si è ritenuto di proporre a Il Mattino, che è letto da parecchie decine di migliaia di Napoletani.

Rispondo, continuando la nostra tradizione, a Papale. Avverto però fin d'ora che questa inutile discussione  si concluderà con questa mia nota. Questo per dire che ulteriori insulse critiche di Papale non saranno prese in considerazione.

Ricordo bene questo Papale: veniva a trovarmi a Roma la mattina, dopo faticosi viaggi in treno da Pisa secondo i suoi racconti. Mi parlava spesso di una giovane ricercatrice precaria sua collaboratrice illustrandomene le sue svariate capacità.

In maniera divertente si dedicava anche a evidenziare i limiti intellettuali, a suo avviso notevoli, della maggior parte dei suoi colleghi pisani. Malgrado le sue continue divagazioni dovevo ascoltarlo perché gestiva i fondi della Protezione Civile per le ricerche vulcanologiche, che erano poi il motivo per cui lo ricevevo.

Ma veniamo al dunque.

Il lavoro del gruppetto dei "previsori operativi" a mio avviso è scritto molto male e sospetto che, oltre a incapacità di fondo, ciò sia voluto per lasciare aperte tutte le possibilità: attutire a priori eventuali responsabilità o prendersi riconoscimenti non meritati.

Forse è proprio per queste ragioni che un argomento, in linea di principio importante, appaia su una rivista decisamente minore.

In ogni caso non mi interessa farne un'analisi dettagliata. Mi limito a ricordare solo quanto scritto nella didascalia della figura 4. Vi si legge:

" ... a partire dal metà 1982 il vulcano era certamente in uno stato anomalo, la probabilità media che la riattivazione fosse dovuta a movimenti di magma era circa il 70% e la probabilità di una eruzione su una finestra temporale di un mese era circa 20% con picchi di circa 40% nel periodo Giugno-Settembre 1983 (in ottobre ci fu l'evacuazione). Questo valore alto è in accordo con la percezione che avevano alcuni vulcanologi  in quel periodo anche senza che fosse disponibile una valutazione quantitativa esplicita delle probabilità (NOTA MIA: questo già implica che la statistica non serve molto di più della esperienza). Alla fine del 1984 la probabilità di eruzione è ritornata a valori più bassi intorno al 10% e la crisi è terminata agli inizi dell'anno successivo. Le cosiddette fasi di mini-bradisismo che hanno caratterizzato sporadicamente l'attività ai Campi Flegrei a partire dal 2000 sono simili tra di loro in termini di probabilità di eruzione sempre più basse del 10%."

Ho sicuramente semplificato nel mio precedente articolo arrotondando i valori medi al 10% sintetizzando quanto riportato nella didascalia della figura. Dal testo sembrerebbe che una probabilità dell'ordine del 10% è considerata nell'economia del testo comunque non particolarmente preoccupante.

Papale adesso nella sua protesta afferma che la probabilità è arrivata al massimo a 7-8% e non nega questi valori di probabilità , che a me sembrano in ogni caso elevati e indubbiamente elevatissimi per il direttore del Vesuviano che già all'1% "scatenerebbe l'inferno".

Per lui non sarebbe necessario aspettare il 7-8% .... appena passato anche di poco l'1%, ... darebbe "fiato alle trombe"!

E allora chiedo, ma sia chiaro che le mie sono soltanto domande retoriche:

- i " brevi periodi, della durata di pochissimi mesi, durante i quali tale stima sale fino a valori del 7-8%" che si sono verificati dopo il 2000 sono da considerare poco significativi? Anche da parte del direttore del Vesuviano?

- se è sì, come si è portati a pensare leggendo il testo sopra riportato, qual è la soglia di probabilità da ritenere significativa per la quale scatta necessariamente l'informazione ai cittadini, enti locali e tutto il resto? L'1% indicato dal direttore del Vesuviano? O che cosa?

- è previsto un intervallo di tempo durante il quale questa soglia di probabilità deve essere superata per dare luogo ad azioni di prevenzione attiva come l' evacuazione evocata dal direttore del Vesuviano? Oppure lo spostamento di migliaia e migliaia di persone comincia immediatamente ai primi "segni probabilistici"?

- qui si parla di probabilità di eruzione ad un mese. Se l'eruzione in un mese non avviene si può parlare di falso allarme?

- come si spiega l'eventuale falso allarme a persone che, secondo i piani, sono già in fuga in altre regioni? La tecnica che usano a "Scherzi a parte": abbracci, risate e qualche insulto?

- su argomenti di questa delicatezza persone con incarichi ufficiali possono atteggiarsi a esperti per poi, in pratica, estrarre i numeri del lotto? In particolare il direttore del Vesuviano che ruolo ha in questo tipo di vicende così emozionanti e pregne di carismatiche capacità decisionali?

- se ai Campi Flegrei non c'è niente di rilevante in corso, come sembra volerci qui dire il Papale,  perché scriverci un lavoro visto che non vi è contenuta nessuna novità scientifica?

- ma la vera domanda è: questa gente sa quello che sta facendo, scrivendo e dicendo?

Non sono interessato alle risposte che in ogni caso non potrebbero che risultare gravemente insoddisfacenti. Sono ormai lontano da questi argomenti.

L'importante è che si sia in grado di parlare in maniera chiara e ragionevole ai 700.000 cittadini che il direttore del Vesuviano non esclude di voler "delocalizzare".

In ogni caso il buonsenso, l'equilibrio e l'intelligenza del Capo della Protezione Civile da una parte e la capacità critica, talvolta feroce, dei Napoletani, dall'altra, mi fa ritenere che queste elucubrazioni statistiche non avranno effetti nefasti.

Anzi non avranno alcun effetto, come non l'hanno avuto finora.

Resta la domanda doverosa in questi tempi difficili: non sarebbe meglio rimuovere personaggi chiaramente inadeguati e utilizzare i denari così risparmiati per tenere in Italia giovani ricercatori brillanti, costretti invece a emigrare?

Enzo Boschi, geofisico

 

La replica di Benedetto De Vivo

Rispondo volentieri alle argomentazioni del dr. Paolo Papale in merito al mio intervento sul Foglietto del 16 dicembre 2014, nel quale commentavo un precedente divertente, canzonatorio, articolo del Prof. Enzo Boschi sulle performance probabilistiche di Papale ed altri, in merito a una prossima eruzione nei Campi Flegrei, con probabilità di verificarsi del 10% nei prossimi anni.

Il dr. Papale specifica nel suo intervento che, in effetti, la probabilità riportata non sarebbe del 10% ma del 7-8%, per imprecisati periodi brevi (!?).

Prendo atto del dettaglio, ma non penso faccia granché differenza fra 7-8% oppure 10% ... rimane comunque una probabilità enorme, che dovrebbe gettare nel panico i cittadini più accorti, non solo Flegrei, ma dell'intera Campania se non di più, se volessero dare credito ad un puro giochetto statistico, senza alcuna attinenza con la realtà fisica del comportamento di un apparato vulcanico.

Fortunatamente i Flegrei (ed io sono appunto un Flegreo, avendo tra l'altro mie proprietà ed origini radicate almeno dal 1600 nei Campi Flegrei) hanno il senso dell'humour e della misura molto più sviluppato rispetto a quello di "scienziati", non autoctoni, che giocano con i numeri e con Madre Natura e, quindi, non tengono in nessuna considerazione le fantasiose pseudo-scientifiche valutazioni di goliardi (come li definisce E. Boschi).

Può darsi però che questi giochetti statistici siano molto apprezzati, per esempio, dalle Compagnie di Assicurazione, considerato il battage che sempre alcuni pseudo-scienziati (capeggiati dal vecchio geofisico Napoletano - buono per tutte le stagioni - richiamato in altri articoli di E. Boschi) fanno per spingere le popolazioni ad assicurare i loro beni contro gli incombenti disastri naturali. Ciò ovviamente non significa affatto che per i Campi Flegrei non si debba approntare un opportuno Piano di Emergenza, considerato che comunque si tratta di un apparato vulcanico non estinto.

Cosa poi abbia riporto il giornalista Franco Mancusi su Il Mattino del 13/9/2014, ritengo che non sia argomento che riguardi Il Foglietto.

Ciò precisato, il dr. Papale mi rivolge addirittura un "richiamo" in merito ai principi e ai metodi scientifici da osservare rispetto ad altre Autorità (in questo caso i Giudici).

Secondo Papale, darei una legittimità a dei Giudici che nel Processo di Appello dell'Aquila hanno stabilito che i calcoli probabilistici non avrebbero alcuna valenza nella previsione dei disastri naturali.

Sta di fatto che io ritengo che i Giudici in questione, pur non essendo, é il caso di dire fortunatamente, scienziati, abbiano pienamente ragione (anche perché in fondo le Leggi non sono null'altro che la codificazione del buon senso!).

Specifico in questo contesto che sono sempre stato e sono tuttora un antesignano e un paladino dell'autonomia e dell'indipendenza della scienza rispetto alla politica. Al riguardo, rimando alla lettura del mio e-book (2011): Università, ricerca e territorio. Regole e meritocrazia per una scienza autonoma. La Scuola di Pitagora Editrice (www.scuoladipitagora.it).

Non può quindi che farmi piacere, che, colpito sulla Via di Damasco, anche il dr. Papale sia diventato un assertore di tale sacrosanto principio. Ricordo però al dr. Papale che sono sempre stato anche uno strenuo accusatore dei conflitti di interesse (e non solo quello di Berlusconi), in particolare degli scienziati nella veste di gestori di fondi pubblici affidati alle loro cure.

Ebbene il dr. Papale nel 2005 é stato Responsabile dei fondi resi disponibili dalla Protezione Civile all'INGV per il settore vulcanologico ed a lui affidati per la ripartizione tra diverse linee di ricerca. Ebbene, in quell'occasione molti Responsabili di quei fondi pubblici finanziarono, più o meno correttamente, diverse Unità di Ricerca, ma soprattutto finanziarono generosamente in primis i propri progetti.

Io fui l'unico a sollevare il problema del conflitto di interesse e, unitamente ai Proff. R. Trigila, G. Panza e A. Peccerillo, scrissi un articolo sul giornale dell'AGU (EOS) (De Vivo B., Trigila R., Panza G. and Peccerillo A., 2006. Italy’s investment in research. EOS, Transactions, American Geophysical Union, Vol.. 87, No 26, 27 June 2006, 258) nel quale denunciavo a livello internazionale tutto il malessere della situazione italiana nella gestione dei fondi pubblici della ricerca.

Ebbene, il dr. Papale in una mail (7 novembre 2005), di cui riporto solo un passo illuminante in quanto a rappresentatività del suo modo di pensare, sosteneva intra alia, a giustificazione degli abusi dei palesi conflitti di interesse, che "ai Responsabili dei progetti, come sempre al responsabile di qualunque progetto in qualunque paese, viene richiesto un coinvolgimento e un impegno maggiore che agli altri partecipanti".

A questa singolare interpretazione, io ribattevo "Scusami ... ma dovresti soltanto avere vergogna a sostenere questa tesi. Nei Paesi seri che conosco IO (ma evidentemente tu ne conosci ALTRI) ai responsabili dei Progetti é fatto divieto assoluto discutere e soprattutto autovalutare un proprio progetto. Questa è l'ABC delle regole della democrazia, e della garanzia dei diritti di TUTTI i contribuenti".

Questo sostenevo nel 2005 e questo continuo a sostenere nel 2015.

Goliardiche lezioni di etica scientifica da parte del dr. Papale sono, quindi, francamente inaccettabili.

Prof. Benedetto De Vivo

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