Sul fenomeno del precariato nella pubblica amministrazione, segnaliamo l’importante contributo, che riportiamo per intero, del presidente onorario della Corte dei conti, Antonio Vetro, pubblicato nei giorni scorsi su Lexitalia.it, rivista giuridica alla quale il sindacato Usi-Ricerca è abbonato.
Nel soffermarsi sugli aspetti patologici della “piaga” del precariato e sui suoi riflessi sulla responsabilità amministrativo-contabile dei pubblici funzionari, analizzati alla luce della recente giurisprudenza delle supreme corti italiane ed europea, l’autore sottolinea, quanto all’utilizzo abusivo dei contratti a termine da parte delle p.a., che “i dirigenti pubblici e gli altri eventuali responsabili, allo stato degli atti, sembrano godere di una assoluta impunità, in carenza di azioni a loro carico, e quindi non avrebbero motivo di preoccuparsi per le illegalità perpetrate in materia” e che “nell’attuale situazione caotica, non vi è alcuna certezza sull’an o sul quantum del risarcimento e conseguentemente sulla sussistenza e sull’entità del danno erariale da perseguire, che viene a variare a seconda delle particolari vedute del giudice del lavoro che decide la causa di risarcimento.
In conclusione, scrive il presidente Vetro, “Un particolare riconoscimento spetta alla Corte di giustizia europea che ha richiamato lo Stato italiano al rispetto di diritti fondamentali che incidono sulla dignità della persona, tuttora calpestati, senza alcuna valida motivazione. Né possono invocarsi, per giustificare la politica della ‘lesina’ ai danni di tanti lavoratori, specie giovani – defraudati, in tutto o in parte, dai loro diritti per quanto riguarda una retribuzione decorosa, l’assistenza sanitaria, le ferie, il trattamento di fine rapporto, la pensione ecc. – presunte esigenze di risparmio nella spesa pubblica, che potrebbero agevolmente essere conseguite eliminando una quantità di episodi di corruzione e di sperperi inauditi quali quelli derivanti dalle indebite ‘superfetazioni’ da parte soprattutto degli enti locali, che hanno portato all’istituzione di migliaia di società partecipate, spesso inutili o dannose.